I numeri dei tumori in Italia: ci stiamo ammalando meno o stiamo guarendo di più?
Il 24 settembre al Ministero della Salute è stato presentato il nuovo volume sui “numeri del cancro” in Italia, un progetto messo a punto dai principali enti e fondazioni che si occupano di oncologia: Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM); Associazione Italiana Registri Tumori (AIRTUM); Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia (PASSI); PASSI d’Argento e Società Italiana di Anatomia Patologica e di Citologia Diagnostica (SIAPEC-IAP). Il dato più significativo emerso nel rapporto è relativo al numero di diagnosi stimate in Italia per l'anno corrente, ovvero 371mila, contro le 373mila del 2018. Duemila casi in meno che hanno un valore estremamente importante, dato che si è registrato un calo per la prima volta. Ciò significa che ci stiamo ammalando di meno? Che stiamo guarendo di più? E quali sono i tumori più aggressivi e letali con cui dobbiamo ancora confrontarci? Ecco le risposte che emergono dall'approfondito rapporto.
Di tumore si muore ancora?
Praticamente tutti noi abbiamo conosciuto qualcuno che ci ha lasciato anzitempo a causa del “male del secolo”. Non è dunque necessario un rapporto dettagliato per raccontarci che sì, purtroppo i tumori, il cancro, uccidono ancora. E tanto. Basti pensare che una recentissima ricerca pubblicata sull'autorevole rivista scientifica The Lancet ha dimostrato che il cancro, nei Paesi ricchi, è diventato la prima causa di morte; fino a poco tempo fa il primato spettava alle patologie cardiovascolari. Ma torniamo ai dati italiani dei “numeri per il cancro”. In base ai dati dell’Istituto nazionale di statistica (ISTAT) relativi all'anno 2016, l'ultimo per il quale sono disponibili quelli completi, dei 600mila decessi registrati nel nostro Paese poco meno di 180mila (179.502 per la precisione, 100.003 uomini e 79.499 donne) sono dovuti a un tumore. Ciò significa che in Italia, muoiono in media 485 persone al giorno, 20 ogni ora. Nel 2016 i tumori hanno rappresentato la seconda causa di morte (29 percento del totale) dopo le malattie cardiovascolari (37 percento).
Le cure sono diventate efficaci?
Le cure contro il cancro non solo sono diventate più varie, personalizzate ed efficaci, ma hanno anche ottenuto risultati straordinari, come nel caso della 52enne americana Judy Perkins affetta da un'aggressiva forma di tumore al seno. Per la prima volta, grazie a una rivoluzionaria tecnica immunoterapica basata su linfociti TIL, i medici e i ricercatori sono riusciti a far regredire completamente e per la prima volta un carcinoma mammario metastatico. La donna in precedenza era stata trattata con mastectomia, sette trattamenti chemioterapici diversi e terapie ormonali, ma invano. Si è trattato di un risultato così straordinario che è finito sulla rivista Nature Medicine. Questo è solo uno degli esempi più virtuosi sulle nuove cure oncologiche. Ricercatori italiani, ad esempio, hanno appena dimostrato che le donne con cancro al seno di tipo HR+ e HER2- possono evitare di sottoporsi alla tradizionale chemioterapia ed essere trattate con una combinazione di innovative terapie a bersaglio molecolare e ormonoterapia. Come sottolineato nel rapporto dalla dottoressa Stefania Gori, Presidente Nazionale AIOM e Direttore del dipartimento oncologico presso l'IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria-Negrar, ad aver migliorato molto la situazione vi è anche la gestione multidisciplinare dei pazienti oncologici.
Ci stiamo ammalando di meno o stiamo guarendo di più?
Le stime per il 2019, come sottolineato, indicano una riduzione di duemila casi rispetto all'anno precedente. Ci stiamo ammalando di meno o stiamo guarendo di più? La risposta, come suggerisce il rapporto sui numeri del cancro in Italia, è “entrambe le cose”. Da una parte infatti, c'è una maggiore consapevolezza dei danni provocati da fumo, alcol, sedentarietà, obesità e altri fattori particolarmente legati al rischio oncologico, dunque c'è una tendenza superiore verso uno stile di vita più sano che protegge dai tumori, dall'altro, come sottolineato dalla dottoressa Gori, ci sono i benefici delle “armi sempre più efficaci” e la maggiore adesione ai programmi di screening. Perché cogliere un tumore alle fasi iniziali aumenta sensibilmente l'aspettativa di vita dei pazienti. La sopravvivenza è infatti in netto aumento, con il 63 percento delle donne (più propense a seguire gli screening) e il 54 percento degli uomini vivi a 5 anni dalla diagnosi. In Italia le persone che vivono nel 2019 dopo una diagnosi di cancro si stima siano 3,5 milioni. Come indicato nel rapporto, “almeno un paziente su quattro, pari a quasi un milione di persone, è tornato ad avere la stessa aspettativa di vita della popolazione generale e può considerarsi guarito”.
E per i tumori recidivi?
Il rischio di recidive tumorali, si spiega nel rapporto presentato al Ministero della Salute, è legato anche al fatto che spesso, dopo una diagnosi di tumore, le persone mantengono uno stile di vita inappropriato che lo alimenta. Ad esempio facendo scarsa attività fisica, continuando col vizio dell'alcol, il tabagismo e assumendo una dieta povera di frutta e verdura. Sono tutti fattori che favoriscono una recidiva e alla necessità di sottoporsi nuovamente alle cure. In particolar modo fra le persone anziane, l'11 percento rimane fumatore abituale dopo la diagnosi di tumore; il 18 percento consuma alcol oltre la soglia di sicurezza determinata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità e il 40 percento si dichiara sedentario.
Quali sono i tipi di tumore più pericolosi oggi?
La malattia oncologica che uccide di più nel nostro Paese è il cancro del polmone, con poco meno di 34mila decessi registrati nel 2016. Il secondo “big killer” in Italia, con circa 20mila decessi, è il cancro al colon-retto. Seguono il carcinoma mammario con poco meno di 13mila casi, quello al pancreas con 12mila e il cancro del fegato con circa 10mila. Per il cancro che uccide di più, gli esperti che hanno redatto il report hanno evidenziato una leggera tendenza in calo fra gli uomini (-1,6 percento) e un aumento tra le donne del 2,2 percento.
E quelli da cui si guarisce più facilmente?
I tumori che fanno registrare i più alti tassi di sopravvivenza dopo la diagnosi sono quelli a tiroide (93 percento); prostata (92 percento); testicolo ( 91 percento); mammella e melanoma, entrambi all'87 percento. Il dato estrapolato dall'AIRTUM si riferisce al quinquennio 2005-2009. Terapie innovative, mirate e personalizzate, screening che garantiscono una diagnosi tempestiva e la migliore classificazione dei tumori sono tutti fattori che migliorano le percentuali di guarigione, in particolar modo per le sopracitate neoplasie. I dati sui miglioramenti della sopravvivenza per patologie molto aggressive risultano invece più contenuti, nell'ordine del 15 percento per il tumore al polmone negli uomini e del 9 percento per il tumore al pancreas delle donne. Maggiore è l'età del paziente è minore è la sopravvivenza, soprattutto per alcune tipologie di tumori, come il mieloma, le leucemie, il carcinoma prostatico, il linfoma di Hodgkin e altri ancora.