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I maschi di gorilla che trascorrono più tempo coi piccoli si accoppiano di più

Un team internazionale di primatologi ha dimostrato che le femmine di gorilla di montagna preferiscono accoppiarsi con i maschi che trascorro più tempo con i piccoli. Poiché nel gruppo dei primati soltanto i maschi umani e di gorilla sviluppano un comportamento “paterno” nei confronti dei bambini, studiare perché ciò avviene nelle scimmie può aiutarci a capire come si è evoluta la nostra specie.
A cura di Andrea Centini
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Nei gorilla di montagna (Gorilla beringei beringei) i maschi che trascorrono più tempo con i piccoli si riproducono molto più di quelli che se ne tengono alla larga. Secondo un team di ricerca composto da studiosi dell'Università Northwestern, del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology di Lipsia e del Dian Fossey Gorilla Fund, è probabile che le femmine preferiscano accoppiarsi proprio con i "silverback" che mostrano questo comportamento socievole, gli unici nei primati a manifestarlo assieme agli esseri umani.

“I gorilla di montagna e gli umani sono le uniche grandi scimmie in cui i maschi sviluppano regolarmente forti legami sociali con i bambini, quindi apprendere cosa fanno i gorilla di montagna e perché ci aiuta a capire come i maschi umani possono aver iniziato il percorso verso la nostra forma di paternità più coinvolta”, ha dichiarato la professoressa Stacy Rosenbaum, docente presso il Dipartimento di Antropologia presso l'ateneo di Evanston.

Fino ad oggi gli scienziati credevano che ad affinare le cure parentali maschili fosse la struttura sociale legata alla monogamia, tuttavia per gli autori del nuovo studio potrebbe esserci un “percorso evolutivo alternativo”, legato alla diminuzione del testosterone dopo la nascita dei figli. Nella nostra specie è noto che quando gli uomini diventano padri manifestano una diminuzione dell'ormone sessuale. In base a ricerche passate questo meccanismo aiuterebbe “a focalizzarne l'attenzione sui bisogni del neonato”, come dichiarato dal professor Christopher Kuzawa, un coautore dello studio.

Non è noto se nei gorilla dopo la nascita dei figli si determini la stessa diminuzione di testosterone, per questa ragione Rosenbaum e colleghi condurranno uno studio ad hoc. Fortunatamente, della popolazione di gorilla di montagna ruandese oggetto dello studio sono disponibili dati da oltre 50 anni, cioè dai tempi della celebre primatologa Dian Fossey, che fu uccisa in modo brutale molto probabilmente proprio per il suo lavoro di tutela delle scimmie. Se venisse confermata la diminuzione di testosterone anche nei gorilla di montagna potrebbe fornire una valida spiegazione al beneficio riproduttivo ottenuto dai maschi che passano del tempo coi piccoli; del resto, meno testosterone renderebbe i maschi meno competitivi nelle lotte per l'accesso alle femmine, dunque deve esserci una convenienza evolutiva nel perderlo. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Scientific Report.

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