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I macachi che mangiano ratti possono rendere l’olio di palma più rispettoso dell’ambiente

Un team di ricerca internazionale ha scoperto che i macachi nemestrini divorano numerosi ratti nelle piantagioni di palme da olio della Malesia. L’insolito e abbondante “banchetto” può ridurre fino al 75% le popolazioni di roditori ogni anno. Gli scienziati stanno avviando un progetto per favorire la presenza dei macachi nelle piantagioni, eliminando la necessità di utilizzare dannosi pesticidi per la derattizzazione.
A cura di Andrea Centini
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Maschio di macaco nemestrino divora un ratto. Credit: Anna Holzner
Maschio di macaco nemestrino divora un ratto. Credit: Anna Holzner

Nel cuore delle vaste piantagioni di palme da olio della Malesia vi sono gruppi di macachi “killer” che cacciano e divorano un numero considerevole di grossi ratti. La scoperta, oltre ad aprire una nuova finestra sul comportamento alimentare di questi affascinanti primati, può rendere la produzione di olio di palma decisamente più sostenibile e rispettosa dell'ambiente. I macachi, infatti, possono sostituire in modo del tutto naturale i pesticidi per la derattizzazione, che a causa delle enormi quantità utilizzate hanno un impatto significativo sul terreno e sugli altri animali.

A scoprire il peculiare comportamento predatorio dei macachi è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati dell'Università di Lipsia, Germania, che hanno collaborato con i colleghi della Scuola di Scienze Bilogiche dell'Università Sains Malesia, del Dipartimento di Primatologia presso il Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology e della Scuola di Scienze Naturali e Psicologia dell'Università John Moore di Liverpool, Gran Bretagna. Gli scienziati, coordinati dalla professoressa Nadine Ruppert, membro del Behavioural Ecology Research Group dell'ateneo tedesco, hanno iniziato a studiare il comportamento dei macachi nelle piantagioni di palme da olio malesiane a partire dal 2013.

Gli studiosi si sono concentrati sul macaco nemestrino (Macaca nemestrina), una specie dal manto biancastro conosciuta anche come “macaco dalla coda di maiale”. Questi primati sono attivi di giorno e si nutrono soprattutto di frutta; gli scienziati sapevano che occasionalmente integrano la dieta con piccoli uccelli e rettili, ma non si aspettavano che fossero anche degli instancabili killer di ratti. Secondo i calcoli di Ruppert e colleghi, un gruppo di macachi può ucciderne fino a 3mila ogni anno, circa una decina al giorno. Le scimmie li stanano dentro i tronchi delle palme da olio, dove i roditori si nascondono durante il giorno.

Macachi nemestrini a caccia di ratti. Credit: Anna Holzner
Macachi nemestrini a caccia di ratti. Credit: Anna Holzner

Con questo studio, durato 5 anni, i ricercatori volevano comprendere quale fosse l'impatto dei macachi sulle piantagioni di palme da olio; hanno determinato che un gruppo, in un anno, ha divorato oltre 12 tonnellate di frutti, un numero considerevole che tuttavia rappresenta solo 0,56 percento del totale prodotto nell'area da loro frequentata. Un dato interessante della ricerca risiede nel fatto che i ratti divorano il 10 percento della produzione, e i coltivatori spendono ingenti somme di denaro per provare a tenerli lontani. Poiché i macachi cacciano molti ratti, gli scienziati hanno calcolato che ogni anno possono ridurre le popolazioni di questi ultimi in modo del tutto naturale fino al 75 percento.

Per questo stanno studiando assieme a ONG e aziende l'avvio di un progetto di conservazione dei macachi e la creazione corridoi “aperti” per la fauna selvatica nelle piantagioni, proprio per permettere ai primati di vivere tranquillamente a contatto con le palme da olio e lasciare al loro il compito di derattizzazione al posto dei pesticidi. Ruppert e colleghi hanno stimato che grazie ai macachi la perdita di olio di palma per mano dei ratti crollerebbe dal 10 percento al 3 percento; ciò renderebbe decisamente più sopportabile la quantità di frutti divorati dai primati. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Current Biology.

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