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I leoni dell’Uganda che si arrampicano sugli alberi stanno morendo di fame

A causa della diminuzione nel numero di prede, i leoni arrampicatori dell’Uganda sono costretti a fare spostamenti più lunghi per cercare le proprie prede. Inoltre, poiché sono sempre meno, non riescono a cacciare i grossi bufali, che richiedono attacchi di gruppo per essere abbattuti.
A cura di Andrea Centini
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Un team di zoologi coordinato dalla Wildlife Conservation Society e dalla Michigan State University ha determinato che i leoni arrampicatori dell'Uganda, a causa della riduzione nel numero di prede naturali, stanno aumentando il proprio ‘home range', ovvero l'area nella quale questi grandi felini vivono e vanno a caccia. Essa, se messa a confronto con le aree analizzate negli anni passati, risulta essere più estesa, per un totale di 35/43 chilometri quadrati. Si tratta di un fenomeno preoccupante che si accompagna con un altro dato emblematico: il numero di leoni ugandesi è in diminuzione, un dettaglio che si riflette anche sulla loro capacità di predare in gruppo.

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Le principali prede dei leoni arrampicatori sono rappresentate dai kob o cob dell'Uganda (Kobus kob thomasi), grosse antilopi con un mantello bruno chiaro i cui maschi possono arrivare a 2,5 metri di lunghezza per 300 chilogrammi di peso. Anche il loro numero è in netta diminuzione. Nell'area in cui è stato effettuato lo studio, il distretto di Ishasha dello spettacolare Queen Elizabeth National Park, sono presenti mandrie di bufali africani (Syncerus caffer): normalmente anch'essi rappresentano prede naturali per i leoni, tuttavia i ricercatori hanno osservato che queste popolazioni, nella maggior parte dei casi, evitano di attaccarli. Questo perché si tratta di prede impegnative da affrontare in sinergia, ma i leoni sono troppo pochi per tentare la sorte con animali così robusti e pericolosi, così i felini preferiscono compiere spostamenti più lunghi, alla ricerca di prede più semplici da catturare in solitaria.

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“I leoni arrampicatori di Ishasha sono una componente importante dell'ecoturismo, ma questi grandi felini stanno iniziando a diminuire in numero”, ha sottolineato il dottor Simon Nampindo, Direttore del Programma Uganda della Wildlife Conservation Society. “Un modo per garantire un futuro per i leoni in Uganda potrebbe essere quello di investire nella densità di prede del Queen Elizabeth National Park, proteggendo la prateria e gli habitat boschivi dove vivono i leoni”. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Journal of East African Natural History.

[Foto di WCS]

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