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I gorilla di montagna non più in pericolo critico di estinzione: splendida notizia dall’Africa

Il The Dian Fossey Gorilla Fund ha annunciato che i gorilla di montagna (una sottospecie di gorilla orientale) non sono più in pericolo critico di estinzione. L’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura li ha infatti spostati dal codice CR (pericolo critico) al codice EN, cioè in pericolo di estinzione. Nonostante il passo in avanti, la specie resta fortemente minacciata dai fattori antropici e dal basso numero di esemplari, circa un migliaio.
A cura di Andrea Centini
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Credit: Erika Bindocci
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I gorilla di montagna (Gorilla beringei beringei) non sono più in pericolo critico di estinzione. Ad annunciare la splendida notizia il The Dian Fossey Gorilla Fund, l'ente dedicato alla conservazione e allo studio di questa iconica specie, intitolato alla zoologa statunitense barbaramente uccisa proprio per il suo lavoro a tutela di questi primati.

Credit: Erika Bindocci
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Anche se i gorilla di montagna – una delle due sottospecie di gorilla orientale – non sono più in pericolo critico di estinzione, non significa che sono liberi dalle minacce. Tutt'altro. L'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, infatti, li ha riclassificati con codice EN (Endangered), cioè in pericolo di estinzione. È stato dunque fatto solo un passo in avanti – ma importantissimo – per allontanare il rischio di scomparsa di questi meravigliosi animali.

Credit: Erika Bindocci
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La decisione di modificare lo stato di conservazione è giunta in seguito alle valutazioni di un team di primatologi guidati dalla dottoressa Tara Stoinski, responsabile scientifica e presidente del The Dian Fossey Gorilla Fund. Grazie a 30 anni di strenua protezione, i gorilla di montagna della popolazione studiata dalla Fossey sono cresciuti da 240 esemplari a 604. Se a questi si aggiunge un'altra popolazione di circa 400 esemplari, in tutto se ne contano un migliaio. Certo, il rischio di estinzione è ancora concreto e i numeri sono comunque bassi, tuttavia si tratta di un traguardo davvero insperato ai tempi della primatologa americana; Dian Fossey all'inizio degli anni '80 ne prevedeva infatti l'estinzione entro il 2000. Si batté con tutte le forze per proteggere i suoi amati gorilla dai bracconieri, ma fu uccisa con un machete il 26 dicembre 1985 sui Monti Virunga, molto probabilmente dagli stessi spietati criminali.

Credit: Erika Bindocci
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L'uscita dal pericolo critico di estinzione dei gorilla è stata accolta con entusiasmo dagli studiosi, ma anche con cautela: “Si tratta di una straordinaria e unica storia di successo per la conservazione. È il risultato di decenni di protezione sul campo da parte di centinaia di persone, molte delle quali hanno perso la vita per proteggere i gorilla, e una testimonianza degli sforzi di conservazione dei governi del Ruanda, dell'Uganda e della Repubblica Democratica di Congo dove vivono questi gorilla”, ha dichiarato la dottoressa Stoinski. La studiosa ha sottolineato che nonostante tutti gli sforzi compiuti, i gorilla restano una specie dipendente dalla protezione, a causa della pressione umana, dei cambiamenti climatici, dell'habitat limitato, delle malattie e del numero di esemplari esiguo.

Credit: Erika Bindocci
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Sincera soddisfazione è stata espressa anche dall'attrice Sigourney Weaver, nota per aver interpretato la primatologa nel film "Gorilla nella nebbia" e che per 30 anni è stata presidente onorario del The Dian Fossey Gorilla Fund. “L'eredità di Dian e la protezione a lungo termine da lei avviata hanno portato alla continua crescita della popolazione dei gorilla. Tutti noi del Fossey Fund celebriamo questa storia di successo della conservazione, una rarità. Ma ci rendiamo anche conto che con così pochi gorilla di montagna rimasti e così tante minacce alla loro sopravvivenza, gli sforzi di conservazione devono continuare”. La speranza è che questi meravigliosi animali possano uscire del tutto dal pericolo di estinzione. Ringraziamo la dottoressa Erika Bindocci per le splendide immagini che trovate in questo articolo.

Credit: Erika Bindocci
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