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I giovani che rifiutano il vaccino Covid rischiano la malattia e le sue conseguenze a lungo termine

Pensare di essere esposti a una malattia meno grave o forse asintomatica è profondamente sbagliato: la vaccinazione protegge anche dagli effetti a lungo termine dell’infezione che, dati alla mano, colpiscono un terzo delle persone che dopo il contagio non mostra segni clinici dell’infezione.
A cura di Valeria Aiello
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Da un lato la carenza di vaccini, dall’altro il problema delle rinunce. Nella lotta al coronavirus continuiamo a fare i conti con variabili impreviste e una serie di informazioni contraddittorie che rischiano di vanificare gli sforzi fatti finora. Su tutte, quelle riguardanti i vaccini anti-Covid, in particolare il siero Vaxzevria di Astrazeneca che hanno comportato una crescente diffidenza nelle persone per il timore legato all’associazione tra la somministrazione e l’insorgenza di rarissime forme di trombosi, cui si aggiungono anche i dubbi sui benefici della vaccinazione stessa, ora che la campagna italiana di immunizzazione sta per essere estesa agli over 40 e, a stretto giro, a tutte le fasce di età per cui i sieri sono stati approvati.

Cosa rischiano i giovani che rifiutano il vaccino

Il virus ha già ampiamente mostrato di non guardare all’età: è ormai chiaro che tutti, anche le persone giovani e sane, possono essere contagiate, sebbene sia evidente che l’eventualità di sviluppare complicazioni e i tassi di mortalità siano più alti negli anziani e in chi soffre di patologie preesistenti. Allora perché vaccinarsi?

La vaccinazione anti-Covid (come tutte le vaccinazioni) ci protegge dalla malattia e dalle sue conseguenze. Anche quelle a lungo termine che, a guardare bene, colpiscono non solo chi sperimenta una forma grave ma anche buona parte degli asintomatici. Lo dimostra un crescente numero di studi sulla sindrome post-Covid, nota anche come long Covid, i cui sintomi possono persistere per mesi in maniera debilitante. Una condizione, descritta nel dettaglio anche in un recente articolo su Nature, che può instaurarsi a tutte le età, con un impatto significativo sulla salute e sulla qualità di vita.

Postumi come stanchezza, disturbi respiratori e neurologici sono stati infatti segnalati anche nei ragazzi che hanno superato un’infezione asintomatica e, più in generale, in oltre un terzo delle persone senza alcun segno clinico di Covid-19 nei giorni successivi all’esito positivo del tampone. Tra i principali problemi di salute, mancanza di respiro, dolore toracico, dolori addominali e tosse, ma anche condizioni a carico di diversi organi e apparati (cuore, reni, vasi sanguigni…) con un carico di malattia notevolmente più elevato rispetto, ad esempio, ad altre infezioni virali, come l’influenza.

Rifiutare il vaccino anti-Covid può quindi comportare i rischi molto alti. Pertanto, pensare che essere giovani significhi essere esposti a una malattia meno grave è profondamente sbagliato. Come è sbagliato nutrire dubbi sulla sicurezza della vaccinazione stessa, perché – è bene ricordarlo – i benefici della vaccinazione superano di gran lunga i rischi della malattia e, dati alla mano, quelli degli effetti collaterali.

Senza dimenticare che per malattie che si trasmettono da persona a persona, come l’infezione da coronavirus, la vaccinazione non solo protegge noi stessi ma anche le persone che non possono essere vaccinate, permettendo di raggiungere l’immunità di gregge all’interno della popolazione. Questo significa che una copertura vaccinale sufficientemente alta è in grado di ridurre la trasmissione virale, fino ad arrestare la diffusione della malattia. Non c’è quindi davvero ragione di aver paura dei vaccini, che sono tra i farmaci più sicuri a nostra disposizione, in grado di proteggere la nostra vita e quella delle altre persone.

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