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I gatti capiscono i loro nomi, ma possono “fingere” di non sentirti: la ricerca

Un team di ricerca giapponese guidato da scienziati dell’Università di Tokyo ha dimostrato che i gatti capiscono il loro nome, reagendo con leggeri movimenti della testa e delle orecchie. Gli studiosi lo hanno stabilito grazie a una serie di esperimenti basati sulla tecnica della “disabituazione-assuefazione”, utilizzata normalmente per l’analisi del comportamento animale.
A cura di Andrea Centini
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Credit: Andrea Centini
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I gatti capiscono i loro nomi e li discernono da parole molto simili, anche se pronunciate da un estraneo, tuttavia non sono così “entusiasti” di manifestare ai loro proprietari di averli imparati. In altri termini, molto spesso fingono di non averli capiti, perché i gatti sono fatti così e non sono cani, pur avendo la medesima abilità nell'apprendimento. A dimostrare che i gatti domestici (Felis catus) comprendono i loro nomi è stato un team di ricerca giapponese guidato da scienziati della Scuola di specializzazione delle Arti e delle Scienze dell'Università di Tokyo, che hanno collaborato con i colleghi del RIKEN Center for Brain Science.

L'esperimento. Gli scienziati, guidati dal professor Atsuko Saito, docente presso il Dipartimento di Scienze cognitive e comportamentali dell'ateneo di Tokyo, hanno basato la propria ricerca sulla tecnica della “disabituazione-assuefazione”, che viene normalmente utilizzata per l'analisi del comportamento animale. Nella prima fase dello studio, che in tutto ha coinvolto un'ottantina di gatti, Saito e colleghi si sono recati nelle case di 11 famiglie, e hanno chiesto ai padroni dei gatti di pronunciare quattro parole con la stessa fonetica del vero nome del gatto, che andava pronunciato come quinta parola. Gli scienziati hanno osservato le reazioni dei felini come piccoli movimenti della testa, della coda e delle orecchie, e osservato il loro grado di attenzione in relazione alle parole. Ebbene, se alla quarta parola molti dei gatti coinvolti mostravano di aver perso interesse all'ascolto, quando è arrivato il turno del loro nome si sono “riattivati”. Ciò è stato dimostrato in 9 gatti su 11, un dato significativo. Tuttavia, poiché la risposta al loro nome poteva essere una semplice reazione a un suono familiare, gli scienziati hanno deciso di condurre altre indagini.

Seconda fase. Come ulteriore test, Saito e colleghi si sono recati da quattro famiglie che avevano più gatti, e hanno chiesto ai loro proprietari di pronunciare i nomi degli altri felini prima di arrivare a quello del gatto “sotto esame”. In questo caso 6 dei 24 felini hanno dimostrato un graduale disinteresse nome dopo nome, riattivandosi alla pronuncia del loro. Secondo gli scienziati ciò significa che almeno alcuni gatti sono in grado di riconoscere chiaramente il proprio nome. Come test finale i ricercatori hanno visitato “neko bar”, uno dei quei locali giapponesi in cui si può fare colazione in compagnia degli amabili felini, per verificare le reazioni ai nomi pronunciati da sconosciuti e non dai padroni. In questo caso sono stati 3 su 9 a muovere leggermente la testa e le orecchie all'ascolto del proprio nome. I filmati raccolti durante gli esperimenti sono stati girati ad altri scienziati ignari del test, che hanno confermato le risposte dei felini ai loro nomi. Insomma, i gatti sono in grado di discriminare ciò che noi diciamo sulla base delle differenze fonemiche, e almeno alcuni dimostrato di capire il proprio nome, anche se non è nella loro natura manifestarlo apertamente. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Science.

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