I falsi ricordi possono essere trasferiti nel cervello?
Alcuni falsi ricordi sono stati impiantati artificialmente nel cervello di alcuni roditori: non è la prima volta, ma è sicuramente il primo caso in cui i ricercatori sono riusciti ad indurre false memorie complesse come una mappa in grado di indirizzare precisamente la cavia una volta sveglia. L’esperimento è opera degli studiosi francesi del CNRS guidati da Gaetan de Lavilléon dell’Ecole Supérieure de Physique et de Chimie Industrielle de la Ville de Paris; i suoi dettagli sono stati resi noti attraverso un articolo pubblicato da Nature Neuroscience.
Il GPS del cervello
Il nostro cervello, al pari di quello dei roditori, è dotato di cellule “di posizionamento” in grado di rilevare e collocare il luogo in cui ci si trova e di mappare costantemente l’ambiente circostante su una sorta di griglia, esattamente come un GPS: a dimostrarlo sono state già le ricerche di John O’Keefe, May-Britt Moser e Edvard Moser, valse il nobel 2014 per la medicina e la fisiologia ai tre scienziati. Partendo da questa considerazione, i ricercatori francesi hanno agito attraverso elettrodi intracranici durante le fasi del sonno dei roditori nel corso delle quali si consolidavano proprio i ricordi; in primo luogo hanno osservato il modello di attivazione nelle cellule cerebrali di alcuni topolini mentre essi esploravano da svegli, distinguendo quali erano correlate a specifiche aree. Durante il sonno, tali sequenze di attività cellulare venivano effettivamente ripetute dal cervello, come se essi ripercorressero la memoria delle operazioni condotte durante il giorno. Tale processo era visibile dalla evidente attività dell’area cerebrale detta ippocampo, strettamente connessa alla memoria, e di alcune cellule di posizione in particolare.
Un buon ricordo di un evento mai accaduto
A questo punto, i ricercatori hanno stimolato i percorsi neuronali legati ai meccanismi della ricompensa, creando così un’associazione tra il luogo e un buon ricordo. Ne è risultato che, una volta svegli, i topolini andavano diretti nei luoghi in cui pensavano che avrebbero ricevuto proprio una ricompensa e, effettivamente, ci restavano più a lungo: posti inizialmente neutrali venivano cioè collegati ad un accadimento positivo. All'esperimento hanno preso parte anche topi che non sono stati condizionati nello stesso modo, a mo’ di gruppo di controllo; effettivamente il loro comportamento è stato differente.
Insomma, una bella dimostrazione di manipolazione della memoria che, però, gli scienziati non assicurano che possa essere applicata anche agli esseri umani: anche se ammettono che lo studio potrebbe aprire a nuove interessanti indagini utili a scoprire metodi alternativi per la cura di depressioni e disturbi post-traumatici da stress.