I devastanti incendi in Canada hanno generato nuvole “sputafuoco”
Da diversi giorni su Canada e Stati Uniti si è posizionata una cosiddetta “cupola di calore”, un'area di alta pressione che intrappola il caldo e lo concentra su una specifica area, facendo salire alle stelle la colonnina di mercurio. Basti pensare che a Lytton, un villaggio nella Britsh Columbia canadese, alla fine di giugno è stata toccata la temperatura record di 49,6° C, la più alta mai registrata nel Paese nordamericano. Lo stesso villaggio è andato completamente distrutto appena un paio di giorni dopo il primato, a causa dei devastanti incendi che si stanno scatenando nell'area. Le temperature elevatissime, del resto, portano a seccare rapidamente la vegetazione e favoriscono la propagazione delle fiamme, che a loro volta sono responsabili di un altro fenomeno, le nuvole “sputafuoco”, in grado di innescare altri incendi. Si tratta di un circolo vizioso che alla base ha come responsabili i cambiamenti climatici, catalizzati dalle emissioni di gas a effetto serra delle attività umane, in particolar modo anidride carbonica.
Ma cosa sono esattamente queste nuvole "sputafuoco"? Tecnicamente si tratta di cumulonembi flammagenitus (CbFg), conosciuti anche col nome di pirocumulonembi. Come indica il termine latino flammagenitus, sono nuvole “originate dalle fiamme”, poiché si formano al di sopra di intense fonti di calore come un vulcano attivo o un devastante incendio. Questi particolari cumulonembi possono raggiungere dimensioni colossali, come quello mostruoso di oltre 700 chilometri quadrati che ha imperversato sulla California nel 2020 o un altro in Australia che ha dato vita a un vero e proprio tornado di fuoco. Queste nuvole, infatti, si sviluppano dal fumo, dal calore e dall'umidità portati verso l'alto dalle fiamme e possono dar vita a tutti i normali fenomeni legati alle comuni nuvole, come pioggia, trombe d'aria e fulmini. Talvolta danno vita a tempeste di fulmini che possono facilmente innescare nuovi incendi, altre volte sprigionano dei downburst, dei potentissimi getti d'aria che scendono verticalmente verso il suolo e generano flussi di venti orizzontali velocissimi. Questi ultimi possono disperdere ceneri e tizzoni di un incendio a grande distanza, dando vita a ulteriori incendi nelle condizioni favorevoli. Non c'è da stupirsi che la NASA definisce il pirocumulonembo come il “drago sputafuoco delle nuvole”.
Un'altra caratteristica peculiare dei cumulonembi flammagenitus, meno rari di quel che si possa immaginare, è la capacità di trasportare cenere, fumo e altre particelle nel cuore della stratosfera, a oltre 50 chilometri dalla superficie terrestre e a metà strada dallo spazio. È un fenomeno che può avere un impatto significativo sul clima e gli scienziati lo stanno studiando a fondo. Ciò che è certo è che a causa dei cambiamenti climatici i pirocumulinembi si stanno facendo più frequenti, impressionanti e devastanti, dando vita a incendi altrettanto pericolosi. Non è un caso che proprio sulla British Columbia, la provincia canadese più colpita dalla cupola di calore, ne siano stati avvistati diversi. Analizzando immagini satellitari un meteorologo aveva identificato diversi pirocumulinembi proprio sopra il villaggio di Lytton, che come indicato è andato totalmente distrutto. Fortunatamente nessun abitante è rimasto ferito, ma tutti quanti sono dovuti scappare in fretta e furia con le poche cose che sono riusciti a caricare sulle auto, prima che le fiamme divorassero completamente le loro case.