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I delfini del Gange sono quasi estinti, li abbiamo sterminati: ne restano solo 1.500

A causa della costruzione di dighe, inquinamento, pesca e traffico navale abbiamo quasi fatto sparire gli splendidi delfini del Gange, dei quali ne sono rimasti circa 1.500 esemplari dalle decine di migliaia che vivevano agli inizi del Duemila. Per provare a salvarli è stato aperto un importante centro di tutela in India.
A cura di Andrea Centini
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Credit: Zahangir Alom / Marine Mammal Commission / National Oceanic and Atmospheric Administration
Credit: Zahangir Alom / Marine Mammal Commission / National Oceanic and Atmospheric Administration

Il platanista (Platanista gangetica gangetica) o delfino del Gange, un mammifero che vive principalmente nell'immenso fiume indiano, è sempre più vicino all'estinzione. Basti pensare che in meno di venti anni, a partire dagli inizi del Duemila, da decine di migliaia di esemplari si è passati ai circa 1.500 di oggi. Per far fronte a questo drammatico crollo lo scorso 5 ottobre è stato avviato il National Dolphin Research Centre, un ente vero e proprio – il primo nel suo genere in tutta l'Asia – dedicato allo studio e alla conservazione di questi splendidi animali.

Il centro è nato nel cuore dell'università di Patna dello stato del Bihar e sorge sulle rive del fiume, che dal 2017 è stato ‘promosso' legalmente a persone giuridica, cioè equiparato a un'entità vivente ai fini legali, una decisione per contrastare soprattutto lo sversamento di inquinanti nelle acque. Il centro per studiare i delfini del Gange è stato voluto soprattutto dal biologo R.K. Sinha, docente presso la Nalandra Open University; da anni studia questi cetacei con una tale passione che è stato soprannominato “l'uomo dei delfini”. È proprio grazie agli studi di Sinha che il dramma di questi mammiferi acquatici è stata posto all'attenzione del grande pubblico, ottenendo il grande risultato dell'apertura del centro, il cui obiettivo principale è provare a salvare gli ultimi esemplari rimasti.

Una delle minacce principali per questi delfini è rappresentata dalla creazione di dighe, che hanno frammentato la popolazione riducendone di conseguenza la variabilità genetica e quindi la capacità di sopravvivenza. Danni enormi sono stati arrecati alla specie dallo sversamento di inquinanti provenienti dalle coltivazioni e dalle uccisioni con le reti da pesca, sia incidentali che per farne esche per pesci gatto e afrodisiaci. Anche le modifiche ai corsi dei fiumi per favorire l'irrigazione dei campi e il traffico navale hanno avuto un impatto devastante sui delfini del Gange.

I progetti idroelettrici hanno inoltre continuato a ridurre la profondità del fiume; basti pensare che in appena 13 anni in alcune aree è stato perduto quasi mezzo metro, con un impatto devastante sulla catena alimentare e sugli equilibri ecologici. Tra le altre specie minacciate dai fattori antropici anche lontre, uccelli acquatici, coccodrilli, tartarughe e anfibi, alcune delle quali pressate anche dal bracconaggio. Con la fondazione del National Dolphin Research Centre gli esperti sperano di far riprendere e prosperare l'iconica specie di delfino di fiume, tra le più minacciate del pianeta.

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