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I dati contenuti nei Golden Record inviati nello spazio rischiano di metterci contro gli alieni

Due ricercatrici della Bowling Green State University dell’Ohio hanno ipotizzato che i messaggi contenuti nei Golden Record, i dischi placcati d’oro spediti nello spazio nel lontano 1977 a bordo delle sonde Voyager 1 e 2, potrebbero essere scambiati dagli alieni come ostili. Tra i dati canzoni e saluti in oltre cinquanta lingue.
A cura di Andrea Centini
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I famosi Golden Record inviati nello spazio (nel 1977) a bordo delle sonde Voyager come ‘biglietto da visita' dell'umanità, non solo potrebbero non essere compresi da potenziali civiltà extraterrestri, ma c'è il rischio che possano essere persino interpretati come una minaccia. Insomma, invece di veicolare un messaggio di pace, come desiderato dal co-fondatore del SETI (Search for Extra-Terrestrial Intelligence) e ideatore del progetto Carl Sagan, gli alieni – qualora dovessero esistere davvero – potrebbero sentirsi confusi e minacciati da noi. Non esattamente il modo migliore per presentare l'umanità a potenziali creature senzienti.

A ipotizzare il ‘flop' dei Golden Record, che contengono suoni e immagini della Terra, oltre che canzoni e saluti in oltre cinquanta lingue, due ricercatrici della Bowling Green State University dell'Ohio (Stati Uniti), la dottoressa Sheri Wells-Jensen e la studentessa Rebecca Orchard, che hanno presentato uno studio ad hoc presso l'International Space Development Conference di Los Angeles. Secondo le due studiose, il problema risiederebbe nella mancanza di armonia nel materiale contenuto nei dischi di rame placcati in oro, l'assenza di una “congruità grammaticale” che potrebbe apparire come ostile. Il riferimento è in particolar modo ai saluti, dove i passaggi tra una lingua e un'altra potrebbero ricordare un crescendo di insulti all'interno di una discussione.

Anche le 90 canzoni – provenienti da stili ed epoche diverse – inserite rischiano di confondere gli alieni, a patto naturalmente che abbiano i sensi e gli strumenti adatti per leggere il contenuto dei due dischi, uno all'interno di Voyager 1 e un altro in Voyager 2. “Il Golden Record è un bellissimo artefatto e rappresentazione di come gli umani vogliono vedere se stessi – ha sottolineato alla conferenza la Orchard -, ma è pensato per essere recepito e interpretato da qualcosa che ha le capacità sensoriali dell'uomo medio”. “Se uno di questi sensi è assente o se viene aggiunto un senso completamente diverso, il Golden Record diventa un po' confuso”, ha aggiunto la ricercatrice.

La Wells-Jensen fa parte del METI (Messaging Extraterrestrial Intelligence), una sorta di costola del SETI che sta studiando proprio il metodo migliore per farci comprendere da potenziali civiltà aliene. Il Golden Record probabilmente non è stato sviluppato nella maniera corretta, ma prima che possa giungere in mano ai presunti extraterresti ci vorrà parecchio tempo; trovandosi la Voyager 1 ad “appena” 21 miliardi di chilometri dalla Terra e la Voyager 2 a 17 miliardi di chilometri, a questa velocità impiegheranno 40mila anni prima di raggiungere un altro sistema solare. Insomma, c'è tutto il tempo per inviare altri messaggi e magari con una tecnologia più veloce ed efficace.

[Credit: NASA]

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