I cani possono individuare i positivi al coronavirus fiutando il sudore delle ascelle
Da diversi anni l'acutissimo fiuto dei cani viene sperimentato dagli scienziati per l'identificazione di alcune malattie, in particolar modo cancro al colon, ai polmoni e alla prostata, ma anche malaria e morbo di Parkinson. L'obiettivo è quello addestrare “fido” nell'ottica della diagnosi precoce – fondamentale soprattutto nella lotta alle neoplasie –, naturalmente da suffragare con i tradizionali metodi di laboratorio una volta individuato un caso a rischio. Ciò è possibile poiché le malattie determinano la produzione di specifici biomarcatori (chiamati a VOCs, Volatile Organic Compounds) in grado di alterare il nostro odore e dunque di renderlo distinguibile da quello di una persona sana. Non è un caso che da quando è scoppiata la pandemia di COVID-19 diversi team di ricerca (tra i quali inglesi, americani e tedeschi) hanno iniziato a verificare se i cani possano essere in grado di individuare anche i positivi al coronavirus SARS-CoV-2. In base ai risultati preliminari sembrano riuscirci con notevole precisione. Un nuovo studio pilota, una cosiddetta prova di concetto, ha dimostrato che i nostri amici a quattro zampe possono individuare il coronavirus anche dall'odore del sudore, e in particolar modo da quello delle ascelle.
A condurre l'indagine è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati francesi dell'Università di Parigi Est, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi dell'Ospedale François Quesnay, dell'Università Franco-Libanese St. Joseph, dell'Ospedale Armées Bégindi e di varie divisioni di soccorso e vigili del fuoco, che hanno messo a disposizione i "cani molecolari". Gli scienziati, coordinati dal professor Dominique Grandjean, docente presso la Scuola Nazionale di Veterinaria d'Alfort dell'ateneo parigino, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver addestrato sei cani a fiutare il sudore ascellare. Nello studio, condotto sia a Parigi che a Beirut, in Libano, sono stati raccolti i campioni di sudore da 177 volontari di cinque ospedali, dei quali 95 sintomatici risultati positivi al tampone oro-rinofaringeo e 82 asintomatici e negativi. I cani coinvolti nello studio erano quasi tutti esperti di operazioni di polizia e soccorso; tre erano infatti specializzati nel fiutare esplosivi, uno nella ricerca e salvataggio di persone e soltanto due già fiutavano malattie, nello specifico il cancro al colon.
L'addestramento per l'individuazione del coronavirus SARS-CoV-2 è durato in tutto da una a tre settimane, e tutti i cani hanno seguito lo stesso protocollo. Una volta addestrati, i cani sono stati sottoposti a specifici test per l'identificazione di vari campioni (positivi o negativi) all'interno di peculiari coni olfattivi disposti in modo casuale. Nemmeno i conduttori dei cani sapevano quali erano stati "caricati" con i campioni positivi. La percentuale di successo nel riconoscimento del sudore di un positivo è stata molto positiva; variava infatti per ogni cane dal 76 al 100 percento, come indicato nell'abstract dello studio. “Questi risultati forniscono alcune prove che i cani da rilevamento possono essere in grado di discriminare tra campioni di sudore di individui sintomatici con COVID-19 da quelli di individui negativi e asintomatici”, hanno scritto gli autori della ricerca. Va comunque tenuto presente che si è trattato di un studio preliminare e dunque i risultati dovranno essere confermati da indagini più approfondite. I dettagli della ricerca “Can the detection dog alert on COVID-19 positive persons by sniffing axillary sweat samples? A proof-of-concept study” sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica PLoS ONE.