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I cambiamenti climatici hanno ridotto la stratosfera di 400 metri: quali sono i rischi

Combinando i dati satellitari raccolti degli ultimi decenni con quelli di complessi modelli climatici, un team di ricerca internazionale ha determinato che le emissioni di gas a effetto serra (come l’anidride carbonica) hanno assottigliato di circa 400 metri lo spessore della stratosfera. Se non ci saranno tagli alle emissioni perderà fino a 1,3 chilometri entro il 2080.
A cura di Andrea Centini
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I cambiamenti climatici catalizzati dalle attività dell'uomo possono avere conseguenze piuttosto imprevedibili sul pianeta, come ha dimostrato la recente ricerca “Polar Drift in the 1990s Explained by Terrestrial Water Storage Changes” pubblicata sulla rivista scientifica Geophysical Research Letters. Gli scienziati guidati dall'Accademia Cinese delle Scienze hanno infatti dimostrato che lo scioglimento dei ghiacci innescato dal riscaldamento globale, avendo ridistribuito la massa terrestre è stato in grado di spostare persino l'asse di rotazione della Terra. Un nuovo studio ha invece appena rilevato che le emissioni dei gas a effetto serra (GHG) hanno fatto restringere la stratosfera (uno strato dell'atmosfera tra i 15 e i 50 chilometri di quota) di ben 400 metri dagli anni '80 del secolo scorso. Se continueremo a inquinare senza tagli significativi alle emissioni, è stato stimato che entro il 2080 l'assottigliamento potrebbe aumentare di un ulteriore chilometro. Questo fenomeno potrebbe avere effetti importanti sul funzionamento dei sistemi di navigazione GPS, nell'efficacia delle operazioni satellitari e sulle comunicazioni radio.

A determinare che i cambiamenti climatici hanno ridotto di 400 metri lo spessore della stratosfera è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati dell'Istituto di meteorologia e climatologia “BOKU” di Vienna (Austria) e del Dipartimento di Fisica dell'Atmosfera dell'Università Carlo (Repubblica Ceca), che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi dell'Osservatorio della Terra “Lamont Doherty” dell'Università Columbia di New York (Stati Uniti), dell'EPhysLab dell'Università di Vigo (Spagna), dell'Istituto di fisica dell'atmosfera (Germania) e di altri centri di ricerca. Gli studiosi, coordinati dai professori Harald E. Rieder e Petr Pisoft, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato i dati satellitari raccolti fin dagli anni '80 del secolo scorso, combinandoli con quelli di complessi modelli climatici. Dai risultati è emerso che sono i gas a effetto serra immessi nella troposfera (la bassa atmosfera, dove siamo immersi tutti noi) a confluire nella stratosfera riducendone lo spessore.

I meccanismi coinvolti sono due: da una parte l'anidride carbonica (CO2) derivata dalle attività umane riscalda ed espande la troposfera, che in questo modo spinge verso l'alto lo strato atmosferico superiore, dall'altro le emissioni di carbonio, una volta penetrate nella stratosfera, determinano un raffreddamento dell'aria e la sua conseguente contrazione. Il risultato, come indicato, è stato una riduzione di 400 metri dello spessore della stratosfera; ma se continueremo con questi ritmi di emissioni nei prossimi decenni si verificherà un ulteriore e significativo assottigliamento. “È scioccante”, ha dichiarato al Guardian il dottor Juan Añel, ricercatore dell'Università di Vigo e coautore dello studio. “Questo studio dimostra che stiamo interferendo con l'atmosfera fino a 60 chilometri”, ha aggiunto l'esperto.

Gli scienziati non sanno ancora quali potrebbero essere gli effetti a lungo termine di questa riduzione, ma sono consci di potenziali problemi pratici qui sulla Terra. “Può influenzare le traiettorie dei satelliti, il tempo di vita orbitale, i rientri, la propagazione delle onde radio e, infine, le prestazioni complessive del Global Positioning System e di altri sistemi di navigazione spaziali”, hanno dichiarato gli autori dello studio. Un aspetto interessante risiede nel fatto che fino ad oggi si riteneva che la contrazione della stratosfera (già rilevata da precedenti indagini) fosse causata dalla distruzione degli strati di ozono a causa degli inquinanti CFC, ma in realtà è stata l'anidride carbonica ad averne strappato centinaia di metri. “Questo studio trova la prima prova osservativa della contrazione della stratosfera e mostra che la causa sono in realtà le nostre emissioni di gas serra piuttosto che l'ozono” ha dichiarato al Guardian il professor Paul Williams, docente dell'Università di Reading (Regno Unito). I dettagli della ricerca “Stratospheric contraction caused by increasing greenhouse gases” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Environmental Research Letters.

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