I cambiamenti climatici abbattono la resistenza in volo e la capacità di impollinare delle api
I cambiamenti climatici, una nostra responsabilità come emerso dall'ultimo rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), rappresentano una concreta minaccia non solo per l'umanità intera, ma anche per una moltitudine di specie animali e vegetali, i cui equilibri biologici vengono profondamente alterati dalle temperature in costante aumento aumento. Tra quelli più a rischio vi sono gli insetti; basti pensare che, secondo la recente ricerca “Worldwide decline of the entomofauna: A review of its drivers”, a causa nostra ben il 40 percento di essi è destinato a sparire nei prossimi decenni, tra riscaldamento globale, pesticidi, monocolture, distruzione degli habitat naturali e altri fattori di origine antropica. Le api risultano particolarmente colpite da queste minacce, tanto che da alcuni anni stanno soffrendo della misteriosa “sindrome dello spopolamento degli alveari”, con intere colonie spazzate via dall'oggi al domani. Un nuovo studio mostra che le conseguenze del riscaldamento globale su questi e altri insetti imenotteri possono essere molto peggiori del previsto, dato che ne alterano la resistenza in volo e dunque la fondamentale funzione di impollinazione.
A determinare che l'aumento delle temperature può influenzare negativamente le colonie di api è stato un team di ricerca dell'Imperial College di Londra, composto da tre scienziati del Dipartimento di Scienze della Vita. I ricercatori, coordinati dal professor Daniel Kenna, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver condotto diversi esperimenti con una specie di bombo (un "cugino" dell'ape) molto diffusa, il bombo terrestre (Bombus terrestris), analizzandone la resistenza di volo a determinate temperature. Gli studiosi hanno scoperto che la capacità di volare ottiene un significativo incremento nel range compreso tra 25-27° C, ma oltre questa soglia (e sotto i 15° C) si riduce sensibilmente. Ciò significa che se le popolazioni settentrionali di questi insetti possono beneficiare degli effetti dei cambiamenti climatici, quelli più meridionali avranno non poche difficoltà a seguire i regolari ritmi biologici e a impollinare. Tenendo presente che le api giocano un ruolo fondamentale nell'impollinazione anche di moltissime piante di interesse commerciale, questo effetto combinato con le ondate di calore estremo, gli incendi e la siccità potrebbe avere effetti drammatici su interi ecosistemi e produzioni alimentari.
“Il cambiamento climatico è spesso considerato negativo per le specie di bombi, ma a seconda di dove si trovano nel mondo, il nostro lavoro suggerisce che è possibile i bombi avranno alcuni benefici”, ha dichiarato il professor Kenna in un comunicato stampa. “Tuttavia, eventi meteorologici più estremi, come le ondate di freddo e le ondate di caldo senza precedenti sperimentate negli ultimi anni, potrebbero spingere costantemente le temperature oltre la soglia confortevole di volo per alcune specie di bombi. Questi rischi sono particolarmente significativi per gli impollinatori di ‘colonie fisse' come i bombi, che non possono spostare la loro posizione all'interno di una stagione se le condizioni diventano sfavorevoli e potenzialmente forniscono un'ulteriore spiegazione del motivo per cui sono state osservate perdite ai limiti dell'areale meridionale delle specie”, ha aggiunto lo scienziato.
Per determinare le capacità di volo dei bombi, gli scienziati hanno piazzato alcuni esemplari in peculiari marchingegni in grado di calcolarne l'efficienza a diverse temperature. Gli studiosi hanno determinato che se nel range ideale di temperature un bombo riesce a raggiungere aree a 3 chilometri di distanza, con 10° C questi insetti riescono a volare solo per poche centinaia di metri, mentre con 35° C tale distanza può essere abbattuta a meno di un chilometro. Ciò avrebbe conseguenze significative sia sulla sopravvivenza delle colonie specie che sulla già citata capacità di impollinazione, tenendo presente la riduzione dell'area da perlustrare. Gli scienziati hanno inoltre scoperto che sotto i 15° C le api spesso erano demotivate a volare e non raggiungevano nemmeno 100 metri di distanza. Solo gli esemplari più robusti riuscivano a osare di più. I risultati dello studio sono importanti perché possono prevedere anche quali saranno le reazioni ai cambiamenti climatici in base alla taglia della specie interessata. I dettagli della ricerca “Thermal flight performance reveals impact of warming on bumblebee foraging potential” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Funcional Ecology.