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Guanti da boxe del 120 d.C. ci raccontano come combattevano i romani

Archeologi del Museo Vindolanda hanno scoperto i primi esemplari di guanti da boxe di epoca romana. Risalgono al 120 d.C. e sono perfettamente conservati.
A cura di Andrea Centini
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Scoperti nei pressi di Hexam, nella regione britannica un tempo conosciuta come Northumbria, due guanti da boxe di epoca romana (120 D.C.) perfettamente conservati. Si tratta dei primi reperti di questo genere mai rinvenuti, e secondo gli archeologi del Museo Vindolanda che li hanno scoperti potrebbero essere gli unici “sopravvissuti”. La fortuna ha voluto che i due guanti, asimmetrici e dunque non appartenenti allo stesso paio, fossero stati murati dagli stessi romani assieme ad altri preziosi reperti sotto al pavimento di una caserma abbandonata da trenta anni. L'assenza di ossigeno ha così permesso ai materiali in pelle e legno di preservarsi fino ad oggi. Oltre ai guantoni, gli archeologi guidati dal direttore degli scavi Andrew Birley hanno trovato anche spade complete considerate “eccezionalmente rare”, dadi, pettini, accessori per cavalli in lega di rame, preziose tavolette per la scrittura, scarpe di cuoio e zoccoli da bagno.

Ma torniamo ai due strumenti della nobile arte. Il pugilato era un'attività sportiva molto praticata in epoca romana, soprattutto dai soldati per mantenersi in forma, e i guanti recuperati erano proprio dedicati all'allenamento. Quelli degli scontri ufficiali, come raccontano i documenti, avevano infatti inserti in metallo – i romani non si preoccupavano troppo di far male agli avversari – per arrecare più danni possibili, mentre i due reperti britannici sono in pelle e riempiti con materiale naturale ammortizzante. Quello più grande dei due presenta persino i segni di usura delle nocche, oltre a una toppa con cucitura per ripararlo, sintomo che il suo proprietario si allenava spesso.

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“È sempre incredibilmente emozionante quando trovi qualcosa che conosci solo attraverso altre fonti come raffigurazioni su mosaici e vasi, ma vedere la realtà è qualcosa di unico. Si impara molto di più”, ha sottolineato la dottoressa Patricia Birley che li ha studiati da vicino. “Ad esempio – ha proseguito la studiosa – il più grande dei due guanti è stato riparato. Il proprietario ha davvero voluto preservare questo oggetto, quindi ha fatto del suo meglio per ripararlo. È quel tocco umano che rende speciale l'oggetto reale”.

L'aspetto di questi guanti naturalmente è molto diverso da quello dei moderni guantoni da boxe, dato che si presentano come una semplice fascia imbottita atta a proteggere proprio le nocche del pugile. Da martedì 20 febbraio sono esposti presso il museo romano Vindolanda assieme agli altri preziosi reperti recuperati nei pressi di ciò che rimane del Vallo di Adriano, all'epoca un'imponente fortificazione in pietra voluta in Britannia dall'imperatore romano Adriano.

[Credit: Vindolanda Trust]

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