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Gli otto cibi che potrebbero sparire a causa del riscaldamento globale

Alimenti indispensabili per la nostra dieta e prelibatezze per i palati più raffinati, sono numerosi i cibi che potrebbero subire gli effetti del riscaldamento globale, scomparendo dalle nostre tavole o toccando prezzi inaccessibili.
A cura di Nadia Vitali
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Alimenti indispensabili per la nostra dieta e prelibatezze per i palati più raffinati, sono numerosi i cibi che potrebbero subire i devastanti effetti del riscaldamento globale, scomparendo dalle nostre tavole toccando prezzi inaccessibili.

Il riscaldamento globale lo stiamo già pagando sulla nostra pelle in termini di cambiamenti climatici che, per lo più, si stanno manifestando nell'aumento di eventi catastrofici imprevedibili: un fenomeno che, secondo l'allarme lanciato anche dall'ONU recentemente, nei prossimi anni sarà all'origine di numerose siccità ed inondazioni totalmente imprevedibili, oltre che dell'aumento delle temperature, se i governi di ogni stato non si decidono a porre un freno ad emissioni di gas e deforestazione.

A subire gli effetti di questa tendenza c'è, naturalmente, anche l'agricoltura: tantissimi sono i prodotti che soffrono le bizzarrie meteorologiche e per cui, in un prossimo futuro, bisognerà pensare a soluzioni alternative di coltivazione, se non vorremo trovarcene sprovvisti. Un articolo della rivista Good dal provocatorio titolo Otto cibi di cui dovresti fare una scorta, prima che i cambiamenti climatici te li portino via ha stilato una lista in cui segnala gli otto alimenti maggiormente esposti al rischio di «estinzione»: classifica a dir poco preoccupante, perché in essa rientrano, oltre ad alcuni prodotti per appassionati, anche prelibatezze di cui non ci sembrerebbe mai possibile fare a meno nonché generi di prima necessità, quali ad esempio il pane.

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Durante gli ultimi 18 mesi, infatti, la carenza di pane ha raggiunto dei livelli preoccupanti: tra caldo, incendi in Russia ed inondazioni in Australia, in un anno i prezzi dei cereali sono quasi raddoppiati mentre i raccolti danneggiati, la scarsità di risorse e l'avanzare sempre maggiore dello spettro della fame sono stati all'origine delle rivolte del mondo arabo. Gli esperti sostengono che nei prossimi venti anni il pane potrebbe costare il 90% in più, mentre poche grandi compagnie del grano monopolizzeranno completamente i  mercati, imponendo le proprie leggi ed i propri costi.

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Uno studio aveva già messo in guardia qualche tempo fa tutti gli appassionati di cioccolato: le coltivazioni di cacao in Ghana e Costa d'Avorio, che costituiscono la fonte di produzione della metà del cioccolato mondiale, sono fortemente minacciate dal global warming mentre la domanda del prodotto continua ad aumentare vertiginosamente. Le conseguenze sarebbero catastrofiche per l'economia di tali paesi che dipendono per il proprio sostentamento quasi esclusivamente da queste colture; ma anche per i nostri palati che difficilmente possono immaginare di vivere in un mondo in cui la cioccolata diventi un bene di lusso, riservato a pochissimi.

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Le piantagioni di caffè in Brasile, Vietnam ed Africa, a causa delle temperature sempre più elevate, vengono spostate ad altitudini maggiori. Secondo l'articolo, la conseguente diminuzione del prodotto sul mercato avrebbe già portato le grandi compagnie statunitensi, come Maxwell House e Folgers, ad un aumento di prezzo del caffè tra il 2010 ed il 2011 del 25%. Impensabile l'idea che potrebbe scomparire la bevanda consumata in tutti i modi possibili in ogni parte del mondo, soprattutto per gli italiani: ma, purtroppo, la pericolosa tendenza è già iniziata.

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Inizialmente si è creduto che le noccioline americane fossero tra i pochi alimenti a beneficiare dei cambiamenti climatici, giacché le arachidi rispondevano positivamente all'innalzamento dei livelli di anidride carbonica; tuttavia, un'estate troppo calda ed arida nei paesi meridionali produttori, ha lasciato agli americani scorte scarsissime delle loro amate arachidi, il cui burro, quest'anno, ha subito un sensibile aumento di prezzo.

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Un vero whiskey Kentucky bourbon per poter essere insignito di tale nome deve essere invecchiato per almeno un anno proprio entro questo stato americano che, con il suo clima, conferisce al liquore un particolare aroma ed il colore ambrato. L'innalzamento delle temperature previsto per i prossimi cento anni cambierebbe radicalmente le modalità di conservazione del Bourbon, portando probabilmente le riserve in altri territori degli Stati Uniti: gli appassionati sono già preoccupati al solo pensiero.

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Se nel mondo ci fosse meno miele, l'intera industria dolciaria sarebbe a soffrirne; purtroppo uno degli effetti più evidenti dei cambiamenti climatici è proprio la diminuzione delle api produttrici. Fortunatamente, però, in questo caso, qualche speranza per il futuro del dolcissimo nettare viene dalla incredibile capacità delle api di adattarsi a condizioni estremamente variabili incluse, probabilmente, le fluttuazioni impreviste di temperatura.

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Probabilmente la soluzione per salvare l'uva e quindi il vino, irrinunciabile per gli esseri umani da millenni, sarà quella di spostare le coltivazioni in aree settentrionali, giacché l'innalzamento delle temperature porterà ad una diminuzione notevole delle vigne in tutte le zone in cui attualmente queste costituiscono una risorsa: per la California, ad esempio, si prevedono il 50% di viti in meno entro il 2040 e, stando così le cose, anche la pregiatissima produzione italiana sarebbe in pericolo.

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Infine, una brutta notizia per i bevitore incalliti di Tequila, messicani e non: il liquore viene prodotto dalla distillazione dell'agave, pianta fortemente a rischio a causa di una siccità che ha colpito il nord del Messico. Un evento catastrofico che potrebbe rendere i coltivatori ed il governo deboli e quindi più facilmente disposti a cedere alle pressioni di Europa e Stati Uniti che esortano il paese ad abbandonare la coltivazione di agave in favore di quella di mais, da cui ricavare biocarburante.

Stime che riguardano un futuro più o meno o vicino ma non per questo meno preoccupanti: se nell'immediato non vedremo sparire del tutto questi prodotti dalle nostre tavole, è indiscutibile che i costi stiano aumentando sensibilmente. Un freno è necessario, affinché cibi indispensabili per la nostra alimentazione e alimenti per i palati più raffinati non spariscano, vittime di leggi del mercato ed inquinamento.

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