15.991 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito
Covid 19

Gli allergici hanno meno probabilità di sviluppare la forma grave di COVID-19

Analizzando le cartelle cliniche ci circa 500 pazienti ricoverati tra marzo e aprile nel Nord Italia a causa dell’infezione da coronavirus SARS-CoV-2, un team di ricerca italiano ha determinato che i soggetti allergici sembrano avere un rischio sensibilmente inferiore si sviluppare la forma grave della COVID-19. Ecco da cosa dipenderebbe l’effetto protettivo.
A cura di Andrea Centini
15.991 CONDIVISIONI
Immagine
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

Soffrire di allergia sembra offrire una sorta di "scudo protettivo" dalla forma grave della COVID-19, l'infezione provocata dal coronavirus SARS-CoV-2. A determinarlo un team di ricerca italiano guidato da scienziati dell'Istituto dermopatico dell'Immacolata (Idi) di Roma e della Clinica San Carlo di Paderno Dugnano (Milano), che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi di diversi altri istituti: l'Ospedale Bolognini ASST Bergamo Est; la Casa di Cura Palazzolo; l'ASST Carlo Poma di Mantova; il Dipartimento di Dermatologia e Allergologia presso l'Ospedale Beauregard di Aosta e l'ASST Rhodense.

Gli scienziati, coordinati dai professori Enrico Scala e Riccardo Asero, rispettivamente dell'Idi e dell'Ambulatorio di Allergologia della clinica lombarda, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato le cartelle cliniche di circa 500 pazienti, tutti ricoverati tra marzo e aprile scorso in diversi ospedali del Nord Italia, dove la pandemia di coronavirus ha colpito più duramente. Dallo studio retrospettivo e multicentrico è emerso che chi soffriva di allergia – i “soggetti atopici” – avevano una probabilità significativamente inferiore dei non allergici di sperimentare la forma grave o molto grave della polmonite innescata dal patogeno emerso in Cina. Nello specifico, in base a quanto affermato dall'Idi di Roma, l'incidenza della malattia grave o molto grave è risultata essere del 33,3 percento nei pazienti allergici del campione, contro il 67,7 percento dei pazienti non allergici. È particolarmente interessante notare che questa sorta di protezione non era legata ad altri fattori di rischio associati alla forma più severa dell'infezione, tra i quali gli scienziati segnalano “il fumo di sigaretta, la malattia coronarica, il diabete, la trombosi o l'ipertensione”.

Ma da cosa dipende esattamente questo "effetto protettivo" evidenziato dai ricercatori italiani? Scala e colleghi hanno sottolineato in una nota che l'infezione scatenata dal coronavirus Sars-CoV-2 può innescare un ampio ventaglio di condizioni, che spaziano dallo status asintomatico a forme di polmonite “estremamente gravi”. “In alcuni casi viene indotta una cosiddetta ‘tempesta citochinica Th1‘, cui segue una vera e propria auto-aggressione del sistema immunitario, con produzione di elevatissimi livelli di IL-6 (interleuchina-6), in grado di generare una sindrome da distress respiratorio acuto (Ards) e una insufficienza multiorgano, il cui risultato finale è la morte”, scrivono i ricercatori. Poiché chi è allergico è geneticamente predisposto “a generare una risposta immuno-mediata di tipo differente” chiamata Th2, e poiché “questa risposta non implica l'espressione delle principali citochine coinvolte nell'Ards”, gli autori dello studio hanno ipotizzato “che i pazienti allergici fossero meno inclini all'infezione da Sars-CoV-2 o potessero avere un'infezione meno grave”. Una intuizione che poi è stata confermata dai risultati dell'indagine.

Nell'abstract dello studio “Atopic statusprotects from severe complications of COVID‐19” pubblicato sulla rivista scientifica specializzata Allergy, si legge anche che i soggetti atopici mostrano una ridotta espressione del recettore ACE2, cioè quello cui si lega la proteina S o Spike del coronavirus SARS-CoV-2 per distruggere la parete cellulare e riversare l'RNA virale all'interno, dando così via al processo di replicazione che determina l'infezione (COVID-19). La minore concentrazione di ACE2, concludono i ricercatori italiani, potrebbe essere associata a una ridotta suscettibilità al virus.

15.991 CONDIVISIONI
32804 contenuti su questa storia
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views