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Gli alberi più antichi del mondo ‘perdevano pezzi’ per crescere

Gli alberi più antichi della Terra erano giganti molto complessi, con un sistema di accrescimento peculiare basato sul crollo dei tessuti vecchi. All’interno c’era una fitta rete di canali, ciascuno con i propri anelli di accrescimento, come se fossero stati presenti tanti piccoli mini-alberi.
A cura di Andrea Centini
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I primi alberi sulla Terra si accrescevano in larghezza e altezza facendo crollare i tessuti più vecchi alla base del tronco, che assumeva così un caratteristico aspetto di bulbo. Questi giganti erano inoltre estremamente complessi all'interno, con un sistema di anelli molto diverso da quello degli alberi moderni. A svelare i segreti di queste spettacolari piante estinte, appartenenti alla classe delle ‘Cladoxylopsida', un team di ricerca internazionale composto da studiosi dell'Università Statale di New York, dell'Università di Cardiff (Gran Bretagna) e dell'Istituto di Geologia e Paleontologia di Nanchino, Cina.

I ricercatori, coordinati dai professori Hong-He Xu e Christopher M. Berry, hanno fatto queste scoperte analizzando nel dettaglio il tronco fossile di un antichissimo albero, vissuto 374 milioni di anni fa in quella che è l'attuale regione nord-occidentale cinese dello Xinjiang. Perfettamente conservato, il fossile è stato sezionato in moltissime parti e ha permesso di svelare una struttura interna dell'albero molto più complessa dei giganti attuali, sebbene presenti alcune similitudini con quella delle palme.

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Gli alberi moderni possiedono un tessuto legnoso – lo xilema – che si accresce anno dopo anno formando i caratteristici cerchi concentrici attorno a una struttura centrale, deputata al trasporto della cosiddetta “linfa grezza” (acqua e soluti disciolti) dalle radici fino alle foglie. I cladoxylopsidi avevano invece una parte centrale cava, e lo xilema era concentrato in cinque centimetri nella parte più esterna, appena al di sotto della corteccia dell'albero. Il sistema di trasporto era composto da centinaia di fasci invece che da un solo, e ciascuno di essi possedeva i propri anelli di accrescimento, come se all'interno della pianta fossero presenti moltissimi alberi più piccoli.

Visti in sezione questi fasci xilematici hanno inoltre mostrato una fitta rete di canali che li interconnetteva, in qualche modo paragonabile a quella ‘morbida' presente nelle attuali palme. Una struttura così complessa, che produceva continui collassi permettendo agli alberi di crescere sia in altezza che in larghezza, non ha tuttavia resistito alla pressione evolutiva, che ha premiato il sistema più semplice delle piante moderne. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica PNAS.

[Credit: Peter Gisen/Chris Berry-Cardiff University]

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