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Fragile e in difficoltà, la rondine torna al tetto

Circa 16 milioni di coppie di rondini sono attese per i prossimi giorni: giungeranno dopo un lungo viaggio che le ha portate dall’Africa fino a noi, dove rallegreranno il territorio con il loro caratteristico vociare. Purtroppo, però, questo simbolo della primavera è sempre meno presente dalle nostre parti.
A cura di Nadia Vitali
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Circa 16 milioni di coppie di rondini sono attese per i prossimi giorni, giungeranno dopo un lungo viaggio che le ha portate dall'Africa fino a noi, dove rallegreranno il territorio con il loro caratteristico vociare. Purtroppo, però, questo simbolo della primavera è sempre meno presente dalle nostre parti.

Sono già diversi anni, ormai, che sappiamo come il destino e il futuro delle rondini stia diventando ogni anno più difficile: questo uccellino dal canto inconfondibile, simbolo per eccellenza dell'arrivo della primavera, come tanti altri animali subisce a vario titolo gli effetti della presenza dell'uomo e della sua impronta sempre più profonda ed incisiva su territorio ed ambiente. In particolar modo, a partire dagli anni '70, la povera rondine si è trovata a fronteggiare e a patire le conseguenze sia dirette sia indirette delle numerose trasformazioni che il nostro pianeta ha conosciuto negli ultimi decenni: da una parte il suo habitat è stato totalmente alterato dall'introduzione tanto del cemento quanto dei rinnovamenti nel campo agricolo, dall'altra i cambiamenti climatici che stanno interessando l'Africa, e quell'area tropicale posta a sud del deserto del Sahara dove questi uccelli si dirigono per svernare, lasciano sempre più disorientate e indebolite queste fragili creature.

Le trasformazioni dell'habitat hanno portato grossi problemi al popolo delle rondini: un popolo che, secondo le stime elaborate da BirdLife International e riportate dalla LIPU, tra il 1970 e il 1990 si sarebbe ridotto del 40%. Innanzitutto, l'intensificazione dell'agricoltura nei nostri territori ha comportato l'eliminazione dei tanti piccoli rifugi di cui gli uccelli si servivano per ristorarsi quando tornavano dal proprio lunghissimo viaggio attraverso il deserto, il Nord Africa e il Mediterraneo: siepi, fossi, prati e canneti che servivano allo scopo di offrire un ricovero dove le rondini potessero trovare il nutrimento sono andati sempre più scomparendo, mentre un massiccio uso di pesticidi ha causato sia danni diretti alla salute dei volatili, sia problemi con l'approvvigionamento, dal momento che tali sostanze attaccano gli insetti di cui essi si cibano. Unito a ciò, la ristrutturazione degli edifici rurali, in particolar modo delle stalle, ha causato la perdita di uno dei luoghi più adatti in assoluto alla nidificazione: un fenomeno che ha causato l'allerta di molti comuni d'Italia che, già da tempo, si sono attivati con delibere il cui obiettivo è salvaguardare gli spazi delle rondini.

Circa 16 milioni di coppie di rondini sono attese per i prossimi giorni giungeranno dopo un lungo viaggio che le ha portate dall'Africa fino a noi, dove rallegreranno il territorio con il loro caratteristico vociare. Purtroppo, però, questo simbolo della primavera è sempre meno presente dalle nostre parti.

I fenomeni climatici, sia a livello macroscopico che su scala ridotta, hanno ugualmente pesanti ripercussioni sui flussi migratori di rondini: la sensibilità di questo bellissimo animale  ai mutamenti viene colpita da eventi stagionali, come  accaduto quest'anno con la tardiva ondata di gelo giunta a febbraio che ha certamente influito sugli spostamenti verso nord, in parte già iniziati, dei volatili. Un rallentamento che è stato compensato, in un certo senso, dal progressivo accorciamento di rotta operato dalle rondini, diretta conseguenza dei cambiamenti climatici africani: il deserto avanza e così gli uccelli preferiscono trascorrere il proprio inverno sempre nell'Africa subsahariana ma in un'area spostata leggermente verso nord, abbreviando così notevolmente il viaggio di ritorno verso «i tetti» italiani. A questo fenomeno ha contribuito, senz'altro, anche l'avanzata sempre più rapida e precoce della primavera alle nostre latitudini che spinge le rondini a voler arrivare prima al nido europeo, mettendo in mostra, ancora una volta, come i volatili siano soggetti anche ai mutamenti di grosse proporzioni che interessano tutto il nostro pianeta. Insomma, strette tra gli abituali capricci del tempo e il graduale innalzamento delle temperature, le timide rondinelle fanno sempre più fatica a viaggiare e, oltretutto, giunte in Europa devono affrontare il problema della carenza di risorse alimentari e aree di nidificazione: per essere il gioioso simbolo della primavera, effettivamente, meriterebbero un trattamento di gran lunga migliore.

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