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Fossili di ghiaccio scoperti per la prima volta in un meteorite di 4,6 miliardi di anni

Un team di ricerca internazionale composto da scienziati giapponesi e dall’italiano Epifanio Vaccaro (Museo di Storia Naturale di Londra) ha scoperto per la prima volta fossili di ghiaccio nel cuore di un meteorite di 4,6 miliardi di anni. Si tratta di piccolissimi fori lasciati dai cristalli di ghiaccio sublimati dal Sole. La composizione del meteorite riflette quella dei “mattoni” che hanno dato vita ai pianeti e agli altri oggetti del Sistema solare.
A cura di Andrea Centini
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Sezione del meteorite Acfer 094: Credit: Epifanio Vaccaro et Al/Museo di Storia Naturale di Londra
Sezione del meteorite Acfer 094: Credit: Epifanio Vaccaro et Al/Museo di Storia Naturale di Londra

Fossili di ghiaccio sono stati trovati nel cuore di un antichissimo meteorite di 4,6 miliardi di anni, risalente al periodo in cui il Sistema solare era in formazione. Ciò significa che la sua composizione riflette in modo accurato i materiali presenti nel disco protoplanetario attorno al Sole “bambino”, i veri e propri mattoni che hanno dato vita a pianeti, lune, asteroidi e comete. È la prima volta che vengono rilevate prove della presenza di ghiaccio in meteoriti così antichi.

Ma cosa sono esattamente i fossili di ghiaccio? In parole semplici, si tratta di piccolissimi fori lasciati nel meteorite dai cristalli di ghiaccio sciolti dal Sole. Miliardi di anni fa, mentre nubi di particelle, gas, polveri e ghiaccio vorticavano attorno al giovane Sole, si fondevano gli uni con gli altri dando vita a blocchi sempre più grandi, dagli asteroidi ai planetesimi, fino ai veri e propri pianeti come la Terra e Marte. Questi oggetti si formavano oltre la cosiddetta “linea della neve”, oltrepassata la quale – sotto la spinta della forza gravitazionale – il ghiaccio in essi presente iniziava a sublimare e lasciava fori al loro interno. È proprio ciò che è stato rilevato nel meteorite di 4,6 miliardi di anni, una condrite carbonacea chiamata Acfer 094.

Il meteorite, di soli 82 grammi, precipitò nel 1990 nel deserto dell'Algeria, e da allora è stato sottoposto ad analisi di ogni genere per carpirne i segreti. Il piccolo oggetto celeste, secondo un modello messo a punto dagli scienziati che lo hanno studiato, faceva parte di un asteroide formatosi oltre la già citata linea della neve all'origine del Sistema solare, e che in seguito a un evento sconosciuto si frammentò dando vita a pezzi come Acfer 094, successivamente recuperato sulla Terra. Un team di ricerca internazionale guidato da scienziati dell'Università di Kyoto (Giappone) e dall'italiano Epifanio Vaccaro del Museo di Storia Naturale di Londra ha sottoposto il frammento ad analisi microscopiche, spettroscopiche e ad altri metodi di rilevamento di ultimissima generazione, che hanno permesso di identificare i piccolissimi fori (di circa 11 micrometri) lasciati dai cristalli di ghiaccio sublimato. Tecnicamente è stata osservata "litologia ultrapura" o UPL, aggregati porosi di silicati amorfi e cristallini, Fe-Ni solfuri e sostanze organiche all'interno dei quali si trovava il ghiaccio.

Aver identificato fossili di ghiaccio nel cuore di un oggetto così antico amplia la nostra conoscenza sui materiali presenti nel Sistema solare primordiale, oltre che sul modo in cui si sono formati ed evoluti gli oggetti che lo compongono oggi, compresa la Terra. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Science Advances.

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