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Covid 19

Focolai di coronavirus nei centri di logistica: i pacchi che arrivano a casa sono sicuri?

Con l’esplosione di importanti focolai di coronavirus SARS-CoV-2 in alcuni centri di logistica inizia a diffondersi la preoccupazione per i pacchi consegnati dai corrieri. Sono davvero sicuri? Ecco cosa dicono le autorità sanitarie sui rischi di contagio da imballaggi e simili e cosa fare per proteggersi.
A cura di Andrea Centini
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Quando il coronavirus SARS-CoV-2 iniziò a diffondersi in Cina, alla fine dello scorso anno, in molti si preoccuparono dei pacchi ricevuti dall'estremo oriente, per il timore che su di essi vi fossero tracce del patogeno in grado di scatenare l'infezione. Le preoccupazioni furono immediatamente “smorzate” dalle dichiarazioni dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dalle altre istituzioni sanitarie, che assieme ai virologi sottolinearono la mancanza di evidenze scientifiche per una simile modalità di trasmissione. Il metodo principale attraverso cui si diffonde il coronavirus è infatti il droplet, le goccioline che espelliamo quando parliamo, tossiamo e starnutiamo. Naturalmente è possibile infettarsi anche toccando una superficie contaminata e poi portandosi le dita su bocca, naso e occhi; ecco perché è fondamentale l'igiene delle mani e non toccarsi il viso. Ma questo metodo di trasmissione è legato a molteplici fattori, tra i quali la concentrazione di virus, il tempo di resistenza su una data superficie, l'impatto delle condizioni ambientali (temperatura e umidità) e molto altro ancora. Per queste ragioni gli esperti hanno sempre considerato poco probabile la trasmissione attraverso pacchi, imballaggi e simili.

Oggi, a mesi di distanza dall'inizio della pandemia, e dopo la conclusione della fase più critica in Italia, stanno emergendo nuovi e importanti focolai in alcuni centri di logistica, pertanto in molti si stanno ponendo di nuovo la domanda: sono sicuri i pacchi che riceviamo dai corrieri? La risposta è ancora sì, e le ragioni sono le medesime di allora, con la differenza che adesso conosciamo un po' meglio come si comporta il coronavirus su determinate superfici. Ad esempio, l'Organizzazione Mondiale della Sanità nella sua pagina dedicata alle domande e risposte sul coronavirus, specifica che il patogeno “può sopravvivere fino a 72 ore su plastica e acciaio inossidabile, meno di 4 ore su rame e meno di 24 ore su cartone”. Anche qualora il cartone di un pacco fosse stato contaminato da un addetto positivo – che dovrebbe sempre indossare la mascherina quando manipola i colli -, le condizioni ambientali possono abbattere rapidamente le concentrazione virali sulla superficie, e renderle del tutto innocuo. Va poi tenuto presente che le 24 ore di resistenza sul cartone sono state calcolate in condizioni di laboratorio, che differiscono da quelle reali, inoltre va compreso se quello rilevato sia RNA virale “vitale e infettivo” o inerte, come quello che può essere rilevato in un tampone di un paziente in via di guarigione o guarito da poco. Ricordiamo che il coronavirus ha bisogno di cellule per replicarsi, dunque non può moltiplicarsi come fa una colonia di batteri su una superficie inerte. Fra l'altro, a temperature ambientali elevate le goccioline contaminate possono evaporare persino in un paio di secondi, secondo uno studio del Dipartimento di Ingegneria Meccanica dell’Istituto di Tecnologia Indiano (Bombai). Il virologo Fabrizio Pregliasco sottolineò a Fanpage l'importanza del concetto di carica virale, evidenziando che non tutti i contatti con le superfici contaminate determinano la malattia, “proprio perché ci vuole una carica infettante adeguata”.

Anche i Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie (Centers for Disease Control and Prevention – CDC) americani specificano che si può stare tranquilli con pacchi, posta e imballaggi. “C'è ancora molto da sapere sulla COVID-19 e su come si diffonde – viene indicato nella pagina dedicata a domande e risposte sul SARS-CoV-2 -. Si ritiene che i coronavirus si diffondano più spesso attraverso le goccioline respiratorie. Sebbene il virus possa sopravvivere per un breve periodo su alcune superfici, è improbabile che si diffonda attraverso posta, prodotti o pacchi nazionali o internazionali”. “Tuttavia – aggiungono i CDC – potrebbe essere possibile che le persone si contagino toccando una superficie o un oggetto contaminato e quindi toccando la propria bocca, il naso o forse i loro occhi, ma questo non è pensato per essere il modo principale virus si diffonde”.

Alla luce di quanto indicato, per eliminare qualunque potenziale rischio (seppur estremamente ridotto), dopo aver maneggiato un pacco appena ritirato e averlo buttato si possono lavare accuratamente le mani con acqua e sapone per 40-60 secondi (considerato il metodo migliore, anche per l'azione meccanica) o con una soluzione idroalcolica con almeno il 60 percento di alcol (indicano i CDC), esattamente come si farebbe dopo aver usato i pulsanti del bancomat, fatto benzina, ricevuto cibo da asporto o maneggiato la mascherina. Si tratta di semplici misure di precauzione con le quali dovremmo tutti aver imparato a convivere, che ci proteggono non solo dal SARS-CoV-2 ma anche da altri potenziali patogeni.

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