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Finalmente sappiamo dove ‘nasce’ il pessimismo nel nostro cervello

Un team di ricerca del celebre Massachusetts Institute of Technology (MIT) ha scoperto che il pessimismo ‘nasce’ in una specifica area del cervello, il nucleo caudato, che è legata al processo decisionale emotivo. La sua individuazione potrebbe portare a terapie innovative per ansia, depressioni e altri disturbi neuropsichiatrici.
A cura di Andrea Centini
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Credit: HolgersFotografie
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Il pessimismo origina in un'area del cervello chiamata nucleo caudato, una componente anatomica a forma di virgola del corpo striato, sito nel lobo frontale. Lo ha determinato un team di ricerca del McGovern Institute for Brain Research, facente capo all'autorevole Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Boston. Poiché molti pazienti con disturbi neuropsichiatrici – come ansia e depressione – tendono ad avere una visione pessimistica della vita, esaltando gli aspetti negativi rispetto ai possibili vantaggi quando devono prendere una decisione, conoscere esattamente quale regione del cervello è coinvolta può portare a trattamenti terapeutici rivoluzionari ed efficaci.

Gli studiosi, coordinati dalla professoressa Ann Graybiel, hanno determinato il ruolo del nucleo caudato conducendo specifici esperimenti con modelli murini (topi). Gli animali sono stati posti innanzi a differenti opzioni per guadagnarsi del delizioso succo, una ricompensa inserita in piccoli contenitori dai quali fuoriusciva un fastidioso getto d'aria puntato direttamente sulla faccia. Le combinazioni a disposizione dei topi erano molteplici; ad esempio poco succo e soffio forte oppure tanto succo e soffio debole. Dopo aver fatto esperienza, i topi hanno imparato velocemente a nutrirsi dai contenitori più vantaggiosi.

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Per verificare il ruolo del nucleo caudato, una parte del cervello legata al processo decisionale emotivo, Graybiel e colleghi lo hanno stimolato elettricamente nei topi, innescando un comportamento più tendente al pessimismo. In pratica, le combinazioni di succo e getto d'aria che in assenza di stimolazione erano considerate vantaggiose, tutto a un tratto venivano scartate dagli animali, a causa di una sovrastima dei costi rispetto ai benefici. È esattamente ciò che avviene nelle persone che soffrono di ansia e altri disturbi neuropsichiatrici. Gli effetti della stimolazione sul nucleo caudato si protraevano fino al giorno successivo.

Gli studiosi hanno inoltre rilevato che le onde cerebrali del nucleo caudato, dopo la stimolazione elettrica, risultavano alterate; si tratta di un dettaglio significativo poiché potrebbe fornire preziose informazioni sul funzionamento delle terapie. Gli autori dello studio sono al momento impegnati nell'analisi di risonanze magnetiche funzionali (fMRI) dei pazienti di un ospedale, per monitorarne l'attività cerebrale del nucleo caudato e verificare la ‘risposta' innanzi al processo decisionale. I dettagli dell'affascinante ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Neuron.

[Credit: Anatomography/Life Science Databases]

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