Fermare l’epatite C e aprirsi a nuovi orizzonti
Oggi ci sono farmaci in grado di debellare l’epatite C agendo direttamente sul virus che la provoca, l’HCV, con una percentuale di successo del 95%*. Eppure, questa malattia continua a diffondersi.
Epatite C: nuove infezioni e fattori di rischio
Secondo l’ultimo rapporto del Sistema epidemiologico integrato delle epatiti virali acute – SEIEVA -, in Italia si continuano a registrare nuove infezioni, sebbene i numeri siano in calo. Un tempo era più facile contrarre il virus durante una trasfusione o un intervento chirurgico; oggi i protocolli sono molto sicuri e il rischio infezione è ridotto al minimo. “In passato il fattore di rischio prevalente era l’abuso di sostanze, mentre negli ultimi anni, in particolare fino al 2020, tra le principali cause di trasmissione sono stati riscontrati i trattamenti di bellezza, come manicure e pedicure, la pratica del piercing e dei tatuaggi, e i rapporti sessuali non protetti, soprattutto nella popolazione più giovane: fattori di rischio che riguardano tutti e non solo alcune categorie specifiche e che espongono chiunque alla possibilità di contrarre l’infezione e di essere inconsapevolmente vettore per la diffusione dell’HCV”, spiega Alessandra Mangia, responsabile dell’Unità di Epatologia dell’Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico “Casa sollievo della Sofferenza” di San Giovanni Rotondo in Puglia. “Per questo è fondamentale far emergere il cosiddetto “sommerso”, favorire cioè l’individuazione delle persone HCV positive così da arrestare la diffusione del virus”.
Il fenomeno del sommerso aumenta il rischio diffusione
Il fenomeno del sommerso, infatti, è un problema importante: “L'infezione purtroppo rimane a lungo silente e quindi chi è infetto senza saperlo può essere veicolo di contagio per anni. Se vogliamo debellare l’epatite C dobbiamo agire con campagne mirate, sia sulle popolazioni più a rischio sia nella popolazione generale”, sottolinea Alessandra Mangia. L’epatite C può portare a gravi conseguenze come la cirrosi o il tumore del fegato e allo sviluppo di problematiche extraepatiche come, ad esempio, il diabete di tipo 2, alcune malattie cardiovascolari, renali e neuropsichiatriche. Si stima che in Italia siano 100mila le persone, per
lo più fra i 60 e i 70 anni, con malattie al fegato in stato avanzato causate da un’infezione da HCV (il virus dell’epatite C) non diagnosticata, e 280mila, con età media di 46 anni, che non sanno di avere la malattia perché asintomatica. “Can’t wait” (non possiamo aspettare per avere un mondo libero dall’epatite C) e “Together we can make it happen” (insieme possiamo farlo accadere) sono i claim della campagna che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha scelto per la Giornata Mondiale di sensibilizzazione contro le epatiti virali, in particolare l’epatite C, che si celebra il 28 luglio. L’Oms ha posto come obiettivo l’eliminazione dell’HCV entro il 2030, ma in Italia siamo ancora indietro anche come conoscenza dell’infezione: come dimostrano i dati dell’Indagine Doxa Pharma “Epatite C – awareness e conoscenze presso la popolazione italiana over 30”**, il 64% degli italiani sa poco o nulla dell’HCV e non sa quali siano le patologie a esso correlate, il 47% non sa se l’epatite C si può curare o meno, il 63% non è in grado di definire spontaneamente quali sono i fattori di rischio e il 73% non ha mai fatto il test.
C come curabile
Per sensibilizzare la popolazione, favorire una corretta informazione sull'epatite C e far emergere il sommerso Gilead Sciences ha lanciato nel 2020 la campagna C come Curabile, che ogni anno si arricchisce di nuovi strumenti e contenuti: sul sito www.ccomecurabile.it sono disponibili dati, ricerche, notizie, interviste agli operatori sanitari sulle ultime novità in termini di prevenzione e cura dell’infezione da HCV. “Per Gilead Sciences quello contro le epatiti virali è un impegno importante e costante: da oltre 20 anni sviluppiamo soluzioni per migliorare la vita dei pazienti. Grazie ai nostri farmaci la storia dell’epatite C è cambiata radicalmente, ma da soli i farmaci non bastano: dobbiamo continuare a impegnarci per diffonderne la conoscenza, promuovere i test per l’individuazione delle persone positive, così da arrestare la diffusione del virus e favorire l’accesso alle terapie a tutti coloro che ne hanno bisogno”, ha dichiarato Cristina Le Grazie, Direttore Medico di Gilead Sciences.
La testimonianza di Luca
Gilead Sciences da 11 anni sostiene, attraverso il Community Award Program, i migliori progetti proposti da Associazioni di pazienti che dimostrino di avere ricadute positive sulla qualità di vita e sull’assistenza terapeutica delle persone con malattie infettive (HIV e epatiti virali) e oncoematologiche: uno di questi progetti, presentato da Fondazione Villa Maraini – CRI, è stato il checkpoint per la micro-eliminazione dell’HCV nelle persone che fanno uso di droghe, a Roma. Curare l’infezione da HCV può rappresentare anche uno stimolo verso la riabilitazione delle dipendenze da droghe, così come è avvenuto a Luca, un tempo affetto da HCV e utilizzatore di sostanze, ora operatore sociale di Fondazione Villa Maraini – CRI. Luca ha raccontato la sua storia: sentiva di vivere l’epatite C come un marchio, ma a Villa Maraini nel giro di poco tempo è completamente guarito: “Dal dover dire “Ho l’epatite C” a poter dire “non ho più l’epatite C” è stato un cambiamento importante che mi ha dato la spinta a ridefinire i miei orizzonti. A cambiare la mia vita”.
Fonti:
*https://www.epac.it/cm-files/2019/10/03/position-paper-hcv-def.pdf p.1
**Indagine Doxa Pharma su “Epatite C – awareness e conoscenze presso la popolazione italiana over 30”. Indagine quantitativa svolta attraverso la tecnica di rilevazione CAWI (Computer Assisted Web Interview) con la somministrazione di 1000 interviste semi strutturate ad un campione rappresentativo della popolazione italiana internauta in età compresa tra i 30 e i 70 anni.