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Febbre Q, cos’è l’infezione che ci trasmettono gli animali e che colpisce cuore e fegato

Appartenente alle zoonosi, cioè alle infezioni trasmesse dagli animali, la Febbre Q è provocata dal batterio Coxiella burnetii. La patologia normalmente si presenta come una comune influenza, ma in determinati casi può manifestarsi nella forma cronica interessando organi vitali come il cuore e il fegato.
A cura di Andrea Centini
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La febbre Q è una malattia infettiva trasmessa dagli animali all'uomo. Provoca i sintomi di una comune influenza ma può sfociare in gravi complicanze che interessano cuore, fegato e polmoni. Benché diffusa in tutto il mondo, si tratta di una patologia piuttosto rara che infetta fondamentalmente le persone che lavorano a stretto contatto con il bestiame, come allevatori, contadini, operai dei mattatoi, veterinari e autotrasportatori. Il batterio responsabile colpisce soprattutto gli ovini – capre e pecore – e bovini, ma si può trovare anche nel gatto e nel cane, oltre che in animali domestici e selvatici. Negli animali la trasmissione avviene tramite il morso di una zecca, mentre il passaggio all'uomo si realizza attraverso il contatto con i fluidi corporei degli animali infetti o l'inalazione di particelle contaminate dal batterio.

Cos'è la Febbre Q

La febbre Q è una zoonosi – malattia infettiva trasmessa dagli animali – provocata dal batterio Coxiella burnetii. Il nome Q è legato al termine anglosassone “Query” (punto di domanda), e deriva dal fatto che i primi studi condotti sulla patologia, in Australia, non riuscirono a individuare l'agente patogeno responsabile. Fu coniato dal medico Edward Holbrook Derrick nel 1937, mentre studiava il caso di un paziente che lavorava in un mattatoio di Brisbane. Il batterio Coxiella burnetii fu individuato nello stesso anno dai virologi Frank Macfarlane Burnet e Mavis Freeman, mentre l'anno successivo il dottor Herald R. Cox ne comprese il meccanismo di trasmissione.

Come si trasmette

Negli animali la trasmissione avviene attraverso il morso di vettori parassiti, le zecche. Negli uomini il batterio non può essere trasmesso nello stesso modo, tuttavia le zecche comportano un rischio attraverso le loro deiezioni. Il contagio, normalmente, avviene attraverso il contatto con feci, urina, sangue, liquido amniotico e altri fluidi corporei degli animali infetti, ma anche respirando le particelle di terra e fieno dove si riposa il bestiame ammalato. È possibile contrarre la febbre Q anche bevendo latte non pastorizzato di animali infetti. La trasmissione da uomo a uomo è altamente improbabile; può avvenire con un rapporto sessuale o nelle donne in gravidanza che la passano al figlio.

I sintomi

L'incubazione della febbre Q ha un intervallo piuttosto ampio, dato che spazia dai 9 ai 40 giorni. Al termine di questo periodo si manifestano i sintomi, che in determinate circostanze possono non presentarsi (malattia asintomatica). Normalmente si soffre di una comune influenza per due settimane, caratterizzata da febbre alta, mal di testa, dolori muscolari, tosse, nausea e talvolta diarrea. Per questa ragione si ritiene che la febbre Q sia sottostimata, venendo scambiata dalle persone per una comune sindrome influenzale.

Febbre Q cronica

In talune circostanze le colonie di batteri responsabili della febbre Q possono scatenare complicanze più serie come polmoniti, epatiti (infezioni del fegato) ed endocarditi, cioè l'infezione delle valvole cardiache. Le conseguenze della febbre Q cronica possono protrarsi per mesi e richiedere un lungo periodo di trattamenti. Le persone più a rischio sono quelle con sistema immunitario deficitario, chi è affetto da leucemie e chi soffre di patologie cardiache e/o ha affrontato un intervento chirurgico al cuore.

Diagnosi e cura

La febbre Q viene diagnosticata attraverso un test del sangue, nel quale si cercano gli anticorpi specifici per Coxiella burnetii (non si va a ‘caccia' del batterio). Per le forme più lievi si procede con un trattamento di due settimane con farmaci antibiotici, tra i quali doxiciclina e tetraciclina, mentre per le forme croniche il ciclo prescritto può superare l'anno e mezzo. Nei casi più gravi di endocardite può essere necessario anche l'intervento chirurgico alle valvole. I controlli al cuore ed esami del sangue approfonditi vanno fatti periodicamente. In alcune parti del mondo sono disponibili dei vaccini contro la malattia, ma solitamente sono pensati solo per il personale più esposto al rischio.

[Credit: TheDigitalArtist]

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