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Covid 19

Farmaco anticancro blocca varianti del coronavirus e previene l’infezione grave in laboratorio

Dopo aver studiato il modo in cui il coronavirus SARS-CoV-2 infetta le cellule epiteliali del tratto respiratorio, un team di ricerca americano guidato da scienziati dell’Università Statale della Pennsylvania ha scoperto che un principio attivo chiamato diABZI (un anticancro sperimentale) è in grado di inibire efficacemente la replicazione del patogeno pandemico in cellule umane in coltura e nei topi. Il farmaco previene l’infezione grave e risulta efficace anche contro le varianti.
A cura di Andrea Centini
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Sebbene i vaccini anti Covid stanno dimostrando una notevole efficacia nella prevenzione della COVID-19, i farmaci a disposizione per combattere l'infezione da coronavirus SARS-CoV-2 sono ancora pochi e non così validi come vorrebbero medici e scienziati. Gli unici ad aver dimostrato una significativa riduzione della mortalità sono i corticosteroidi alla stregua del desametasone, che in base agli studi clinici è in grado di abbatterla del 30 percento. I risultati sugli antivirali, ad oggi, sono stati invece controversi e non conclusivi, per questo gli scienziati sono ancora a “caccia” di principi attivi potenzialmente validi. Un nuovo studio ha appena determinato che un farmaco anticancro sperimentale – chiamato diABZI – può bloccare efficacemente la replicazione del patogeno pandemico in cellule umane in coltura e nei topi, compresa quella di diversi ceppi, come la variante sudafricana B.1.351 nota per una certa resistenza agli anticorpi neutralizzanti.

A scoprire che il farmaco diABZI può essere un'arma efficace contro la COVID-19 (l'infezione provocata dal SARS-CoV-2), è stato un team di ricerca guidato da scienziati di diversi dipartimenti dell'Università Statale della Pennsylvania, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi della Scuola di Medicina dell'Università di Washington di Saint Louis, del Centro nazionale per l'avanzamento delle scienze traslazionali dei National Institutes of Health (NIH) e del Dipartimento di Microbiologia e Immunologia dell'Università Thomas Jefferson. I ricercatori, coordinati dalla professoressa Sara Cherry, docente presso il Dipartimento di Patologia e Medicina di Laboratorio dell'ateneo di Philadelphia, hanno identificato il farmaco dopo aver studiato a fondo il modo in cui il virus invade le cellule epiteliali del tratto respiratorio umano. In parole semplici, hanno capito che il SARS-CoV-2 riesce a “nascondersi” alle sentinelle del sistema immunitario innato e ciò gli permette di ritardarne la risposta, eludendo l'attivazione dell'interferone (IFN).

Alla luce di questa subdola capacità del coronavirus, gli scienziati hanno deciso di testare diversi principi attivi (tra farmaci già noti e piccole molecole) in grado di stimolare precocemente la risposta immunitaria innata delle cellule respiratorie e prevenire così l'aggravamento dell'infezione. Attraverso un approfondito screening hanno identificato 75 principi attivi che si legano proprio alle vie di rilevamento delle cellule polmonari. Dopo averne studiato gli effetti in laboratorio ne hanno identificate nove in grado di sopprimere l'infezione attraverso l'attivazione del meccanismo chiamato STING, “la simulazione dei geni dell'interferone”, come indicato in un comunicato stampa dell'ateneo. Tra quelle selezionate è stata individuata una molecola agonista del processo STING chiamata diABZI che è risultata particolarmente efficace. Si tratta di un farmaco anticancro sperimentale non ancora approvato dalla Food And Drug Administration (FDA) americana, ma dalle spiccate proprietà antivirali. Come dimostrato negli esperimenti, il principio attivo “inibisce potentemente l'infezione da SARS-CoV-2 di diversi ceppi, comprese le varianti di preoccupazione (B.1.351) stimolando transitoriamente la segnalazione dell'IFN”, scrivono gli autori nell'abstract dello studio. “È importante sottolineare che diABZI limita la replicazione virale nelle cellule epiteliali bronchiali umane primarie e nei topi in vivo. Il nostro studio fornisce prove che l'attivazione di STING può rappresentare una promettente strategia terapeutica per controllare SARS-CoV-2”, aggiungono gli esperti.

Le cellule polmonari infettate dal SARS-CoV-2 (a sinistra, in giallo), trattate con successo dal diABZI (a destra). Credit: Università Statale della Pennsylvania
Le cellule polmonari infettate dal SARS-CoV-2 (a sinistra, in giallo), trattate con successo dal diABZI (a destra). Credit: Università Statale della Pennsylvania

I topi transgenici infettati col coronavirus e trattati con diABZI per via nasale hanno perso molto meno peso, hanno mostrato una carica virale significativamente inferiore e hanno presentato una maggiore produzione di citochine rispetto ai roditori del gruppo di controllo, “il che supporta la scoperta che diABZI stimola l'interferone per l'immunità protettiva”, sottolineano la professoressa Cherry e i colleghi. Da questi risultati si evince che il principio attivo possa prevenire la COVID-19 grave anche nei pazienti umani, ma prima di passare agli studi clinici – già in corso per altre patologie – sarà necessario accertarne sicurezza ed efficacia in ulteriori indagini di approfondimento. Poiché il diABZI ha dimostrato di inibire la replicazione di diversi altri virus, come il rinovirus e il virus parainfluenzale umano, i ricercatori ritengono possa essere un antivirale ad ampio spettro di azione ed efficace contro molti patogeni. I dettagli della ricerca “Pharmacological activation of STING blocks SARS-CoV-2 infection” sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica Science Immunology.

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