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Estinto il pappagallo di Rio, ‘Blu’ resterà solo un ricordo: è scomparso per colpa nostra

Gli ornitologi dell’organizzazione BirdLife International hanno annunciato che l’ara di Stix, il pappagallo che ha ispirato il film campione di incassi “Rio”, è estinto in natura. Assieme allo splendido uccello brasiliano, in soli dieci anni sono estinte altre sette specie che erano in pericolo. Sono tutte scomparse a causa nostra.
A cura di Andrea Centini
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Credit: Fox Star India

L'ara di Spix (Cyanopsitta spixii), lo splendido pappagallo che ha ispirato il film di animazione “Rio” uscito nel 2011, è stato dichiarato estinto in natura. A rendere ancor più drammatico l'annuncio della sua scomparsa, il fatto che altre sette meravigliose specie di uccelli in pericolo critico di estinzione (codice CR nella Lista Rossa dell'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) hanno fatto la stessa fine negli ultimi 10 anni. E la causa, come è facilmente intuibile, è proprio dell'uomo, tra distruzione degli habitat naturali, caccia e introduzione di specie invasive, che hanno sterminato quelle a rischio o occupato le loro nicchie ecologiche, condannandole al declino.

Fu proprio la condizione delicata dell'ara di Spix, un pappagallo brasiliano così chiamato poiché scoperto dal naturalista tedesco Johann Baptist von Spix, a spingere il regista Carlos Saldanha a dedicare alla specie due lungometraggi. Nel primo il protagonista “Blu”, nome legato allo spettacolare colore che caratterizza questi uccelli, fugge dalla cattività e torna in natura proprio per cercare l'amore – la femmina Gioiel (Jewel nella versione anglosassone) – e riprodursi. Blu, nella realtà, non l'avrebbe mai trovato, perché gli ultimi ara di Spix in natura si sarebbero estinti attorno al 2000.

Credit: Al Wabra Wildlife Preservation
Credit: Al Wabra Wildlife Preservation

A determinare la sorte di questi pappagalli un team di ornitologi dell'associazione BirdLife International e del Dipartimento di zoologia dell'autorevole Università di Cambridge, che hanno utilizzato un nuovo approccio statistico per valutare lo stato di conservazione di 51 specie di uccelli in pericolo di estinzione. Tenendo presenti fattori come tempistiche delle ultime osservazioni, gravità delle minacce e sforzi nella ricerca, gli studiosi coordinati dal dottor Stuart Butchart sono giunti alla conclusione che per otto di essi l'estinzione è già avvenuta, perlomeno in natura. Di ara di Spix, del resto, ne restano ancora un'ottantina di esemplari in cattività, e proprio grazie ad essi gli scienziati sperano un giorno di riportarli in natura.

Paradossalmente sono state proprio le catture per trasformarli in animali da compagnia ad abbatterne il numero, assieme alla devastante deforestazione che ha colpito il Brasile – non è un caso che 4 delle 8 specie estinte siano proprio brasiliane – e all'introduzione delle api “assassine” provenienti dall'Africa, che costruivano i loro alveari negli stessi punti di nidificazione degli ara di Spix, che spesso venivano uccisi durante la cova.

Le altre sette specie condannate all'estinzione sono il Cichlocolaptes mazarbarnetti, il Philydor novaesi, il Melamprosops phaeosoma, il Charmosyna diadema, il Vanellus macropterus, il Glaucidium mooreorum e l'Anodorhynchus glaucus. Sono tutti uccelli dei quali l'ultimo esemplare in natura è stato visto tra il 1998 e il 2004. Per il Melamprosops phaeosoma, un finguello endemico delle Hawaii conosciuto col curioso nome comune di poo uli, il 2004 è stato anche l'anno della morte dell'ultimo esemplare tenuto in cattività, quindi la sua situazione è molto più drammatica rispetto a quella dell'ara di Spix. Gli scienziati, che hanno pubblicato lo studio su Biological Conservation, sperano che i dati raccolti possano essere usati dalla IUCN per riclassificare le specie inserite, aggiornando il codice relativo allo stato di conservazione.

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