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Esistono cinque forme di diabete: quali sono quelle appena scoperte

Ricercatori nordeuropei hanno dimostrato che esistono cinque distinti sottotipi di diabete, e non soltanto due come ritenuto sino ad oggi. Ecco quali sono e perché conoscerli migliorerà le cure per i pazienti.
A cura di Andrea Centini
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Non esistono soltanto le due forme di diabete attualmente riconosciute, ovvero il diabete di tipo 1 e quello di tipo 2, ma la malattia del ‘sangue dolce' può essere suddivisa in cinque distinti sottotipi. Lo ha determinato un team di ricerca del Diabetes Centre presso l'Università di Lund (Svezia) e dell'Istituto Finlandese per la Medicina Molecolare di Helsinki. I ricercatori, coordinati dal professor Leif Groop, endocrinologo presso entrambi gli atenei coinvolti, sono giunti a questa conclusione dopo aver analizzato i dati di 14.775 pazienti – età compresa tra i 18 e i 97 anni – con nuova diagnosi di diabete.

Attualmente le forme di diabete riconosciute dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sono due malattie ben distinte: quella di tipo 1 è una patologia autoimmune che colpisce soprattutto i giovanissimi, ed è legata alla distruzione delle cellule del pancreas che determina l'impossibilità di produrre insulina, ovvero l'enzima l'ormone che regola la glicemia; il tipo 2, preponderante dato che interessa l'85 percento dei casi, è invece dovuto alla cosiddetta insulino-resistenza, un'inefficace risposta dell'organismo nel regolare gli zuccheri nel sangue. Monitorando una serie di fattori come età, peso, insorgenza della malattia, insulino-resistenza, livelli di zucchero nel sangue e altri parametri, Groop e colleghi sono riusciti a far emergere diverse forme intermedie del diabete, arrivando a un totale di cinque. Vediamole nel dettaglio.

La prima è una malattia immune e interessa soprattutto i giovani, dunque in linea di massima è equiparabile al già noto diabete di tipo 1. La seconda abbraccia una fascia di età relativamente giovane, con peso nella norma, in salute ma con una grave incapacità di produrre insulina: i pazienti colpiti si differenziano dai primi fondamentalmente perché non è coinvolto il sistema immunitario. Il terzo sottotipo include pazienti in sovrappeso, che pur producendo insulina hanno un organismo che ‘non risponde' all'azione dell'ormone. La quarta forma di diabete (circa il 20 percento del totale) interessa pazienti obesi e di mezza età, ma con una condizione metabolica nella norma e non equiparabile a quella del terzo sottotipo. L'ultima forma di diabete è più lieve e riguarda i soggetti anziani, circa il 40 percento del totale. I sottotipi più diffusi sono uno grave (il secondo) e due più moderati, il quarto e il quinto.

Perché è importante questa nuova suddivisione del diabete? Innanzitutto va sottolineato che i risultati della ricerca dovranno essere approvati e confermati dall'OMS; solo dopo questo processo verrà certificata ufficialmente (o meno) la nuova classificazione. Avere così tanti sottotipi permetterà ai medici di applicare la cosiddetta ‘medicina di precisione', garantendo il miglior percorso terapeutico per ciascun paziente. Attualmente esistono infatti una decina di farmaci diversi per curare la malattia; sapere esattamente in quale gruppo rientrano i pazienti, infatti, favorirà il trattamento e la gestione della patologia. Il diabete colpisce nel mondo oltre 420 milioni di persone, e il dato destinato a crescere sensibilmente (quasi del 50 percento) in appena trenta anni. I risultati dello studio sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica specializzata The Lancet Diabetes and Endocrinology.

[Credit: peejhunt]

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