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Energie rinnovabili, 139 nazioni potrebbero sostenersi al 100% con esse entro il 2050

In base a una tabella di marcia messa a punto da ricercatori americani, entro il 2050 la maggior parte delle nazioni del pianeta potrebbe rinunciare ai combustibili fossili e sostenersi con la sola energia prodotta da vento, acqua e sole.
A cura di Andrea Centini
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Ricercatori dell'Università di Stanford (Stati Uniti) hanno dimostrato che entro il 2050 ben 139 nazioni potrebbero sostenersi al 100 percento con le sole fonti di energia rinnovabile, ovvero sole, vento e acqua. Gli scienziati hanno messo a punto una vera e propria “roadmap” che avrebbe effetti virtuosi su scala globale praticamente a ogni livello; dalla salute pubblica al risparmio energetico, passando per il numero di posti di lavoro disponibili sino alla salvaguardia del pianeta, col contenimento degli effetti legati al riscaldamento globale. Insomma, una vera e propria boccata d'ossigeno per la Terra. La completa rinuncia ai combustibili fossili passa tuttavia per investimenti ingenti, ed è necessario avere un piano dettagliato per avviare la transizione. È proprio ciò che hanno elaborato i ricercatori americani, basandosi su una precedente tabella di marcia ideata per i 50 stati degli USA.

Gli studiosi, coordinati dal professor Mark Z. Jacobson, direttore del Programma Atmosfera ed Energia dell'Università di Stanford e co-fondatore del Solutions Project, sostengono che tutti i 139 paesi – tra i quali c'è anche l'Italia – hanno le risorse necessarie sul proprio territorio per sostenersi con l'energia idroelettrica, solare o eolica. Soltanto un paio di essi, i più piccoli ma con popolazione molto elevata, potrebbero aver bisogno di importare energia dai paesi vicini, ma gli altri sarebbero perfettamente autosufficienti. Il team di Jacobson non ha tenuto in considerazione il nucleare a causa dei tempi necessari per la costruzione degli impianti, i costi elevati e i rischi che esso comporta, mentre biocarburanti e carbone “pulito” sono stati esclusi poiché sono collegati all'inquinamento atmosferico.

In base alle stime prodotte dai ricercatori, il processo di transizione farebbe perdere 27,7 milioni di posti di lavoro, tuttavia se ne guadagnerebbero ben 52 milioni. Elevato anche il guadagno in termini di vite umane: la riduzione delle emissioni di carbonio, infatti, ogni anno abbatterebbe di 4-7 milioni il numero di morti legati all'inquinamento. Col passaggio all'energia pulita si riuscirebbe inoltre a contenere l'aumento delle temperature al di sotto di 1,5° centigradi rispetto alle medie preindustriali, un traguardo perfino più ambizioso di quello proposto negli Accordi sul clima di Parigi del 2015. Poiché ciascun paese, al di là di alcune eccezioni, sarebbe totalmente autosufficiente dal punto di vista energetico, si eliminerebbero anche tutti i conflitti catalizzati dalle risorse energetiche. Vi sarebbe infine un complessivo risparmio annuo di oltre 20 trilioni di dollari per i costi sanitari e climatici, cifre che andrebbero a coprire gli ingenti costi iniziali per la transizione. I dettagli sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Joule.

[Foto di Hans]

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