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Empatia con uno sguardo: è nel nostro DNA la capacità di capire le emozioni degli altri

Grazie a uno studio condotto su circa 90mila persone attraverso uno specifico test, è stato dimostrato che i geni possono influire sulla nostra capacità di percepire le emozioni degli altri guardandoli negli occhi.
A cura di Andrea Centini
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Un team di ricerca anglo-francese coordinato da neuroscienziati dell'Università di Cambridge (Regno Unito) ha dimostrato che la capacità di saper leggere le emozioni negli occhi di un'altra persona, un processo tipicamente legato all'empatia, può essere influenzato dai nostri geni. Nello specifico, gli studiosi coordinati dal dottor Varun Warrier, un dottorando presso il prestigioso ateneo britannico, hanno scoperto che le variazioni genetiche coinvolte in questa specifica ‘abilità', nelle donne – ma curiosamente non negli uomini – sono localizzate nel cromosoma 3. Non a caso, nel tratto del cromosoma individuato si trova il gene LRRN1 (Leucine Rich Neuronal 1), che studi passati avevano già ampiamente associato all'empatia cognitiva.

Gli studiosi hanno inoltre scoperto che le persone più abili nel determinare le emozioni altrui emozioni attraverso gli occhi hanno uno striato più grande, ovvero quella parte del cervello – nello specifico del telencefalo – che è coinvolta nei processi cognitivi, dove ad esempio si localizzano anche gli stimoli relativi alla ricompensa. Proprio nello striato risulta essere particolarmente attivo il gene LRR1.

L'intera ricerca è basata su un test messo a punto dall'Università di Cambridge circa venti anni fa e chiamato ‘Reading the Mind in the Eyes', o ancor più semplicemente ‘Eyes Test', sviluppato proprio per misurare la capacità nel saper interpretare le emozioni sperimentate dagli altri guardandoli negli occhi. Potete provarlo anche voi cliccando sul seguente link. Gli studiosi hanno analizzato i dati di circa 90mila partecipanti (44.574 donne e 43.482 uomini), la maggior parte dei quali clienti della società 23andMe, che si occupa di genetica . Come gruppo di controllo sono invece stati sfruttati i dati di 1500 soggetti coinvolti  in un'altra indagine, chiamata Brisbane Longitudinal Twin Study.

“Questo è stato il più grande studio al mondo con questo test di empatia cognitiva. È stato anche il primo studio che ha tentato di correlare i risultati ottenuti con il test e le variazioni nel genoma umano. È un importante passo avanti per il campo delle neuroscienze sociali e aggiunge un altro tassello al puzzle a ciò che può causare variazioni nell'empatia cognitiva”, ha sottolineato l'autore principale della ricerca.

Curiosamente, i ricercatori hanno scoperto che le varianti genetiche legate ai punteggi più elevati erano associate anche a un maggior rischio di anoressia. Questa condizione, assieme all'autismo, è nota invece per l'ottenimento dei punteggi più bassi nel test. Saranno dunque necessarie ulteriori indagini per valutare il significato dei risultati ottenuti e approfondire il ruolo delle variazioni genetiche nei processi empatici. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Molecular Psychiatry.

[Foto di claudioscott]

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