Eliminare tutte le auto a combustione dalla Terra quante emissioni ci farebbe risparmiare?
Nei giorni scorsi il Comitato interministeriale per la Transizione ecologica (CITE) ha stabilito che a partire dal 2035 in Italia non potranno essere più vendute auto con motore a combustione interna, ovvero a benzina, diesel e metano. Per i furgoni e i veicoli commerciale leggeri lo stop arriverà cinque anni più tardi, nel 2040. Si tratta di una iniziativa in linea con quella della maggior parte dei Paesi industrializzati, che ha l'obiettivo virtuoso di abbattere le emissioni di anidride carbonica (CO2) in atmosfera. Com'è ampiamente noto, infatti, questo gas a effetto serra è il principale catalizzatore dei cambiamenti climatici, il cui impatto sarà sempre più catastrofico se non riusciremo a contenere l'aumento del riscaldamento globale entro 1,5° C rispetto all'epoca preindustriale. Superata questa soglia, infatti, l'umanità andrà incontro a indicibili sofferenze a causa di devastanti calamità naturali sempre più intense e frequenti, carestie, siccità, migrazioni di massa senza precedenti, terre sommerse dal mare e moltissimo altro. Eliminare la CO2 prodotta dal trasporto è dunque considerato un passo fondamentale per raggiungere l'ambita neutralità carbonica o emissioni zero nette di CO2; ma quale sarebbe il guadagno in termini di emissioni evitate eliminando il 100 percento delle auto con motore a combustione?
Il calcolo può essere fatto grazie ai dati dell' Agenzia internazionale dell'energia (AIE) riportati da Our World in Data, un'organizzazione specializzata nell'analisi dei cosiddetti “big data”, come ad esempio quelli relativi alla pandemia di COVID-19 e al tasso di vaccinazione anti Covid in tutto il mondo. In base ai dati dell'AIE, i trasporti rappresentano circa il 21 percento (circa un quinto) delle emissioni di anidride carbonica in atmosfera su scala globale. Nel 2016, secondo il Climate Data Explorer del World Resource Institute le emissioni di CO2 a livello mondiale (uso del suolo incluso) sono state di 36,7 miliardi di tonnellate; di queste, i trasporti hanno impattato per 7,9 miliardi di tonnellate, che è appunto pari al 21 percento del totale. Il 75 percento delle emissioni legate al trasporto (circa 6 miliardi di tonnellate) deriva dai mezzi che viaggiano su strada come auto, camion, moto e autobus. La maggior parte di queste emissioni è legata ai veicoli per il trasporto passeggeri che contribuiscono per il 45,1 percento, dunque si parla di poco meno di 3 miliardi di tonnellate di anidride carbonica, che vengono prodotti dal miliardo di auto che circolano in tutto il mondo assieme agli altri veicoli. Il 29,4 percento delle emissioni di CO2 legate ai trasporti su ruota deriva invece da mezzi commerciali, che come indicato perderanno i motori a combustione più avanti.
Per fare un confronto, i viaggi aerei – spesso accusati di incrementare il riscaldamento globale – rappresentano soltanto l'11,6 percento delle emissioni legate trasporti, emettendo poco meno di un miliardo di tonnellate di CO2, pari al 2,5 percento delle emissioni globali. Le spedizioni internazionali impattano per il 10,6 percento, mentre i viaggi in treno di persone e merci emettono solo l'1 percento delle emissioni legate ai trasporti. Se si considerano le sole emissioni derivate dalla produzione di energia, l'AIE ha calcolato che nel 2018 sono state complessivamente emesse 33,5 miliardi di tonnellate di CO2, delle quali 8 miliardi (24 percento) dovuti ai trasporti. Come indicato, il contributo dei soli mezzi per il trasporto passeggeri rappresentano circa il 10-15 percento (3 miliardi di tonnellate) dell'intero computo delle emissioni. In parole semplici, se eliminassimo all'improvviso tutte le auto con motore a combustione e le sostituissimo con quelle elettriche (senza tener conto di tutta quella emessa per costruirle e distribuirle) toglieremmo solo una frazione delle emissioni che ci stanno facendo piombare nella crisi climatica. A causa dell'aumento della popolazione mondiale atteso per i prossimi decenni l'Agenzia internazionale per l'energia prevede che “il trasporto globale (misurato in passeggeri-chilometro) raddoppierà, i tassi di proprietà delle auto aumenteranno del 60 percento e la domanda di aviazione per passeggeri e merci triplicherà entro il 2070”, dunque se non faremo nulla per cambiare il nostro modo di spostarci (e di scambiare merci), i trasporti in futuro avranno un impatto sempre peggiore su cambiamento climatico. Ciò nonostante, è indubbio che il passaggio alle fonti rinnovabili come l'eolica, la solare, la geotermica e l'energia legata alla forza del mare e simili deve riguardare le impalcature economiche e sociali di Paesi interi. Non è dunque sufficiente eliminare tutti i motori a combustione per risolvere il problema dei cambiamenti climatici, nemmeno se lo facessimo di colpo.