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Ecco come stiamo riportando in vita 11 specie di animali estinte

Attraverso un progetto sostenuto dalla The Long Now Foundation, un team di biologi guidati da Stewart Brand ha messo a punto una lista di specie estinte che potrebbe essere reintrodotta in natura grazie a biotecnologia e incroci selettivi.
A cura di Andrea Centini
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Grazie al progetto Revive&Restore avviato dal biologo e scrittore Stewart Brand, supportato dalle nuove conquiste in ambito biotecnologico, è stata stilata una lista di animali che potrebbero essere “resuscitati” dall'estinzione, attraverso l'uso di DNA contenuto nei reperti fossili ma soprattutto nelle specie discendenti ancora vive.  I dinosauri, riportati in vita nel romanzo Jurassic Park con una procedura fantascientifica ma affine a quella reale, non saranno comunque della partita: non rispettano infatti i rigidi criteri biologici ed ecologici per la cosiddetta de-estinzione. Ecco una lista delle specie estinte più affascinanti che potrebbero tornare a vivere sulla Terra.

Il dodo

Il dodo (Raphus cucullatus) si è estinto attorno alla metà del XVII secolo quando portoghesi ed olandesi invasero le isole Mauritius, dove il celebre uccello con ali atrofizzate era endemico. I coloni distrussero progressivamente il suo habitat naturale e introdussero diverse specie in competizione ecologica, come ratti e scimmie. La speranza degli studiosi è in un fossile ben conservato che potrebbe contenere DNA.

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Scheletro e modello di dodo: Foto di BazzaDaRambler

L'alca impenne

Altro uccello non volatore, l'alca impenne (Pinguinus impennis) era distribuita in buona parte delle isole dell'Atlantico del Nord. Si estinse nel XIX secolo a causa della caccia per le piume, ma non si esclude che possa avere avuto un ruolo la cosiddetta “piccola era glaciale” tra il XVI e il XIX secolo.

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Scheletro e modello di dodo: Foto di Ghedoghedo

I moa

Grandi uccelli non volatori della Nuova Zelanda, i Moa potevano superare i 3,5 metri di altezza e pesare oltre 230 chilogrammi. Si stima che vennero cacciati sino all'estinzione dagli antenati polinesiani dei Maori. L'ultimo moa potrebbe essere sopravvissuto sino al XIX secolo, ma è verosimile che siano estinti molto prima, attorno al 1500.

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Moa attaccati da un'imponente aquila di Haast: Illustrazione di John Megahan

Il rinoceronte lanoso

Lungo fino a 4 metri, il rinoceronte lanoso (Coelodonta antiquitatis) è vissuto sino a circa 12 mila anni fa, al termine del Pleistocene. Così chiamato per la sua folta peluria, si estinse molto probabilmente a causa di cambiamenti climatici, ma non si esclude l'intervento dell'uomo. In alcune pitture rupestri le scene di caccia coinvolgono proprio questa affascinante specie.

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Scheletro di rinoceronte lanoso: Foto di Thomas Quine

Il megalocero

Il megalocero (Megaloceros giganteus), conosciuto anche col nome di cervo gigante e alce irlandese è vissuto sino a circa settemila anni fa, e come per il rinoceronte lanoso le cause dell'estinzione potrebbero essere legate alla caccia intensiva dell'uomo, oltre che ai cambiamenti climatici. La caratteristica peculiare dell'animale era l'enorme palco, che poteva superare i tre metri di lunghezza.

Scheletro di megalocero: Foto di Postdlf https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/e/e6/Irish_Elk.jpg
Scheletro di megalocero: Foto di Postdlf

Il quagga

Il quagga (Equus quagga quagga) è una particolare sottospecie di zebra, caratterizzata da un colore fulvo e strisce solo nella parte anteriore del corpo. L'ultimo esemplare è morto in cattività alla fine del XIX secolo e da venti anni viene portato avanti un progetto per riportarlo in vita.

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Un quagga esposto al Regent's Park Zoo di Londra: Foto di Frederick York

Il tilacino

Il tilacino (Thylacinus cynocephalus) o lupo della Tasmania è scomparso nella prima metà del XX secolo, ed è uno degli animali estinti in tempi recenti più noti. Tra le caratteristiche peculiari il dorso striato e l'enorme apertura della bocca. È estinto a causa della caccia intensiva e per la competizione con i dingo.

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Tilacino in cattività: Foto di Baker

La ritina di Steller

La ritina di Steller (Hydrodamalis gigas) era un sirenide imparentato con gli attuali trichechi e dugonghi, grossi mammiferi marini erbivori. Fu cacciato così intensamente per il suo grasso che nel giro di trenta anni si estinse.

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Modello di ritina di Steller esposto a Londra: Foto di wikipedia

L'uro

L'uro (Bos taurus primigenius Bojanus) è un possente bovino vissuto in Europa e Asia sino al XVII secolo, anch'esso portato all'estinzione a causa della caccia, sebbene i ricchi dell'epoca provarono in qualche modo a salvaguardare gli ultimi esemplari. Il suo DNA sopravvive in alcuni bovini attuali e da anni si prova a riportarlo in vita con accoppiamenti selettivi.

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Ricostruzione di un uro: foto di Jaap Rouwenhorst

Il parrocchetto della Carolina

Il parrocchetto della Carolina (Conuropsis carolinensis) era un pappagallo nordamericano, estinto nel XX secolo a causa della caccia perpetrata dai contadini, che ritenevano la specie infestante. A causa del comportamento curioso erano molto semplici da abbattere. I loro geni sopravvivono in due specie affini e gli scienziati sperano presto di riportarli in vita.

Esemplare impagliato esposto in un museo tedesco. Foto di Fritz Geller-Grim https://it.wikipedia.org/wiki/Conuropsis_carolinensis#/media/File:Karolinasittich_01.jpg
Esemplare impagliato esposto in un museo tedesco. Foto di Fritz Geller Grim

Lo stambecco dei Pirenei

L'ultimo stambecco dei Pirenei (Capra pyrenaica pyrenaica), sottospecie dello stambecco spagnolo, è sopravvissuto sino al 2000, quando una femmina di nome Celia venne trovata col collo spezzato in seguito a una caduta. Falliti i tentativi di clonazione, gli scienziati stanno provando a reintrodurlo attraverso accoppiamenti selettivi.

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Illustrazione di uno stambecco dei Pirenei – di Joseph Wolf
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