Ecco come stiamo riportando in vita 11 specie di animali estinte
Grazie al progetto Revive&Restore avviato dal biologo e scrittore Stewart Brand, supportato dalle nuove conquiste in ambito biotecnologico, è stata stilata una lista di animali che potrebbero essere “resuscitati” dall'estinzione, attraverso l'uso di DNA contenuto nei reperti fossili ma soprattutto nelle specie discendenti ancora vive. I dinosauri, riportati in vita nel romanzo Jurassic Park con una procedura fantascientifica ma affine a quella reale, non saranno comunque della partita: non rispettano infatti i rigidi criteri biologici ed ecologici per la cosiddetta de-estinzione. Ecco una lista delle specie estinte più affascinanti che potrebbero tornare a vivere sulla Terra.
Il dodo
Il dodo (Raphus cucullatus) si è estinto attorno alla metà del XVII secolo quando portoghesi ed olandesi invasero le isole Mauritius, dove il celebre uccello con ali atrofizzate era endemico. I coloni distrussero progressivamente il suo habitat naturale e introdussero diverse specie in competizione ecologica, come ratti e scimmie. La speranza degli studiosi è in un fossile ben conservato che potrebbe contenere DNA.
L'alca impenne
Altro uccello non volatore, l'alca impenne (Pinguinus impennis) era distribuita in buona parte delle isole dell'Atlantico del Nord. Si estinse nel XIX secolo a causa della caccia per le piume, ma non si esclude che possa avere avuto un ruolo la cosiddetta “piccola era glaciale” tra il XVI e il XIX secolo.
I moa
Grandi uccelli non volatori della Nuova Zelanda, i Moa potevano superare i 3,5 metri di altezza e pesare oltre 230 chilogrammi. Si stima che vennero cacciati sino all'estinzione dagli antenati polinesiani dei Maori. L'ultimo moa potrebbe essere sopravvissuto sino al XIX secolo, ma è verosimile che siano estinti molto prima, attorno al 1500.
Il rinoceronte lanoso
Lungo fino a 4 metri, il rinoceronte lanoso (Coelodonta antiquitatis) è vissuto sino a circa 12 mila anni fa, al termine del Pleistocene. Così chiamato per la sua folta peluria, si estinse molto probabilmente a causa di cambiamenti climatici, ma non si esclude l'intervento dell'uomo. In alcune pitture rupestri le scene di caccia coinvolgono proprio questa affascinante specie.
Il megalocero
Il megalocero (Megaloceros giganteus), conosciuto anche col nome di cervo gigante e alce irlandese è vissuto sino a circa settemila anni fa, e come per il rinoceronte lanoso le cause dell'estinzione potrebbero essere legate alla caccia intensiva dell'uomo, oltre che ai cambiamenti climatici. La caratteristica peculiare dell'animale era l'enorme palco, che poteva superare i tre metri di lunghezza.
Il quagga
Il quagga (Equus quagga quagga) è una particolare sottospecie di zebra, caratterizzata da un colore fulvo e strisce solo nella parte anteriore del corpo. L'ultimo esemplare è morto in cattività alla fine del XIX secolo e da venti anni viene portato avanti un progetto per riportarlo in vita.
Il tilacino
Il tilacino (Thylacinus cynocephalus) o lupo della Tasmania è scomparso nella prima metà del XX secolo, ed è uno degli animali estinti in tempi recenti più noti. Tra le caratteristiche peculiari il dorso striato e l'enorme apertura della bocca. È estinto a causa della caccia intensiva e per la competizione con i dingo.
La ritina di Steller
La ritina di Steller (Hydrodamalis gigas) era un sirenide imparentato con gli attuali trichechi e dugonghi, grossi mammiferi marini erbivori. Fu cacciato così intensamente per il suo grasso che nel giro di trenta anni si estinse.
L'uro
L'uro (Bos taurus primigenius Bojanus) è un possente bovino vissuto in Europa e Asia sino al XVII secolo, anch'esso portato all'estinzione a causa della caccia, sebbene i ricchi dell'epoca provarono in qualche modo a salvaguardare gli ultimi esemplari. Il suo DNA sopravvive in alcuni bovini attuali e da anni si prova a riportarlo in vita con accoppiamenti selettivi.
Il parrocchetto della Carolina
Il parrocchetto della Carolina (Conuropsis carolinensis) era un pappagallo nordamericano, estinto nel XX secolo a causa della caccia perpetrata dai contadini, che ritenevano la specie infestante. A causa del comportamento curioso erano molto semplici da abbattere. I loro geni sopravvivono in due specie affini e gli scienziati sperano presto di riportarli in vita.
Lo stambecco dei Pirenei
L'ultimo stambecco dei Pirenei (Capra pyrenaica pyrenaica), sottospecie dello stambecco spagnolo, è sopravvissuto sino al 2000, quando una femmina di nome Celia venne trovata col collo spezzato in seguito a una caduta. Falliti i tentativi di clonazione, gli scienziati stanno provando a reintrodurlo attraverso accoppiamenti selettivi.