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Ebola, il punto sulla situazione dell’epidemia

Le vittime hanno ormai superato le mille unità e la paura che i Paesi coinvolti aumentino inizia a diventare più concreta. La nuova speranza sarebbe in un farmaco sperimentale che, tuttavia, non può essere la sola risorsa per contrastare il virus.
A cura di Nadia Vitali
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Il trasferimento di Miguel Pajares, il missionario contagiato in Liberia e deceduto in Spagna
Il trasferimento di Miguel Pajares, il missionario contagiato in Liberia e deceduto in Spagna

Miguel Pajares è la prima vittima del virus dell’ebola al di fuori dei confini del continente africano: il missionario spagnolo settantacinquenne, dopo aver contratto il virus in Liberia, era rientrato in Spagna per essere sottoposto alle cure necessarie. Cure che non sono riuscite a contrastare la ferocia del virus, il cui ceppo diffusosi in occasione di questa ultima epidemia, denominato Zaire, è il più aggressivo tra quelli conosciuti, con un tasso di mortalità che arriva a sfiorare il 90%. Alle 9,30 di martedì il personale medico dell’ospedale di Madrid non ha potuto fare altro che constatare il decesso del sacerdote, la cui morte segue quella di due compagni avvenuta nei giorni scorsi a Monrovia.

Il siero sperimentale

Dall'ospedale madrileno non è arrivata né la conferma né la smentita della notizia diffusa in un primo momento dal Ministero della Salute spagnolo, secondo la quale Pajares sarebbe stato sottoposto a trattamento con il siero ZMapp. ZMapp è un farmaco sperimentale che, tuttavia, vista la situazione particolarmente grave è stato già somministrato ai due cittadini statunitensi, un medico e un’igienista, contagiati in Liberia il mese scorso: nel caso dei due pazienti, effettivamente, sono stati registrati alcuni miglioramenti. La decisione di ricorrere al siero non è stata facile ed è seguita a giorni di polemiche che si sono concluse con un vertice di emergenza a Ginevra durato 36 ore al termine del quale l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stabilito che l’uso di un farmaco sperimentale può essere «etico» in una circostanza eccezionale quale è quella vissuta dall'Africa Occidentale da diversi mesi a questa parte.

Così, il 12 agosto, un panel internazionale di esperti ha aperto alla possibilità di intervenire con un farmaco non ancora brevettato come ZMapp, ad oggi testato soltanto su alcuni primati seppur con esiti incoraggianti. Sarà cura di ciascun medico valutare per ogni singolo caso l’ipotesi di ricorrere al medicinale. L’OMS ha inoltre sottolineato l’importanza di applicare criteri etici alla stessa distribuzione dello ZMapp tra le comunità colpite e tra i diversi Paesi, in base alle necessità di ciascuna aree. Il problema adesso è che la società produttrice statunitense, che ha già organizzato la spedizione del siero su richiesta del Governo liberiano a titolo gratuito sulla base di un accordo tra Barack Obama e la presidente Ellen Johnson Sirleaf, ha annunciato di aver esaurito le scorte di ZMapp il quale è un ricavato dalla foglia del tabacco e sarebbe di difficile realizzazione, almeno su vasta scala.

Nell'accogliere positivamente la notizia della risoluzione dell’OMS, Medici Senza Frontiere, attraverso il suo vicedirettore generale Stephan Goetghebauer ha comunque sottolineato come il farmaco costituisca soltanto una parte, seppur fondamentale, del più complesso approccio indispensabile per contrastare l’epidemia da ebola virus.

L’utilizzo di farmaci non ancora registrati contro l’ebola da solo non aiuterà a combattere l’epidemia che richiede un approccio olistico inclusivo di sensibilizzazione ed informazione delle comunità, un'efficace attività di ricostruzione dei contatti, l’immediato ricovero dei pazienti sospettati di aver contratto l’Ebola presso centri specializzati nel trattamento, operatori sanitari ben formati e ben equipaggiati e un coordinamento efficace della risposta.

Il nuovo bilancio

Intanto il numero delle vittime continua a crescere e sarebbe giunto alle 1.013 unità, con le prime settimane di agosto che continuano a far registrare un elevatissimo numero di decessi: i contagiati censiti sarebbero al momento 1.848. Come già rilevato mesi fa da Medici Senza Frontiere, ci troviamo di fronte alla più grave e massiccia diffusione di ebola da quando il virus è conosciuto. Incassando critiche per il ritardo con cui è stata presa la risoluzione, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato soltanto da pochi giorni l’Emergenza Sanitaria Internazionale, anche se il primo caso di un cittadino morto in Nigeria, ossia al di fuori del triangolo Sierra Leone- Liberia-Guinea, risale già al mese di luglio ed aveva messo in allarme sul potenziale di diffusione del virus attraverso gli aeroporti.

Volantino informativo sull'ebola virus distribuito presso il Murtala Muhammed International Airport di Lagos, Nigeria
Volantino informativo sull'ebola virus distribuito presso il Murtala Muhammed International Airport di Lagos, Nigeria

Al momento, comunque, episodi del genere sono ancora molto limitati e non tutti ufficiali: una donna nigeriana e il proprio bambino in volo su un aereo della Turkish Airlines proveniente da Lagos e giunto ad Istanbul sono stati messi in isolamento perché presentavano sintomi preoccupanti, sui quali ancora non è stata ancora data una diagnosi precisa. In Nigeria, al momento, i decessi ufficialmente registrati sono tre: il secondo e il terzo riguardano due persone che sono state a stretto contatto con Patrick Sawyer, il funzionario liberiano deceduto dopo essere giunto in volo a Lagos. Le autorità aeroportuali sono seriamente impegnate per cancellare le tracce del passaggio del virus perché, come ha dichiarato il direttore generale dell’OMS Margaret Chan «Il virus Ebola può essere diffuso attraverso i viaggi, mettendo ogni città con un aeroporto internazionale a rischio di casi importati».

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