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E’ piccolo e somiglia ad un vampiro: scoperto un “nuovo” dinosauro

Il suo nome è Pegomastax Africanus, i suoi resti vennero alla luce in Sud Africa all’inizio degli anni ’60 ma solo oggi è stato riconosciuto come appartenente ad una nuova specie.
A cura di Nadia Vitali
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pegomastax africanus

Benché fosse piuttosto leggero, praticamente come un gatto, il Pegomastax Africanus doveva avere delle fattezze assai meno graziose, ai nostri occhi, di quelle del noto felino: poco male, per un dinosauro nano che condivise il proprio spazio e il proprio tempo con i grandi rettili che dominavano la Terra, vivendo circa 200 milioni di anni fa, quando la Pangea aveva appena iniziato il processo che l'avrebbe portata a spaccarsi nei due super continenti, la Laurasia e la Gondwana. Ad annunciare la scoperta di questo esemplare dai denti affilati e dalle lunghe e fitte setole è stato il paleontologo della University of Chicago Paul Sereno che, sulla rivista ZooKeys, ha illustrato nel dettaglio le ricerche che hanno portato all'identificazione del Pegomastax Africanus come nuova specie, fino a pochi giorni fa di fatto sconosciuta, di dinosauro nano, appartenente al genere degli eterodontosauri (letteralmente, rettile dai denti diversi) che furono tra i primi rettili a diffondersi sul Pianeta.

A dispetto delle sue zanne aguzze, e al pari di tutti gli eterodontosauri, Pegomastax Africanus aveva un'alimentazione totalmente erbivora: forse era prevista l'eccezione di qualche insetto, e di tanto in tanto non si esclude neanche del tutto la possibilità della carne, ma i ricercatori non hanno dubbi in merito al fatto che quei denti così importanti non servissero al rettile per nutrirsi bensì, assai più verosimilmente, per scavare o, magari, anche nel momento in cui bisognava difendersi e combattere «pungendo» l'avversario. Il suo corpo esile e leggero, una lunghezza approssimativa di 60 centimetri, era ricoperto da aculei che gli conferivano un aspetto in parte simile a quello che oggi ci sembrerebbe un porcospino: in realtà erano più che altro delle setole, forse anche colorate, probabilmente non particolarmente dure e resistenti, ma sufficienti per far apparire il piccolo erbivoro più grande in modo da spaventare eventuali aggressori. Definito dallo stesso Paul Sereno come «bizzarro» era anche dotato di un becco «dalla forma di quello dei pappagalli».

Nonostante siano stati identificati soltanto adesso come appartenenti ad una specifica specie, i resti di Pegomastax Africanus sono venuti alla luce molto tempo fa: negli anni '60, infatti, erano stati rinvenuti in Sud Africa, estratti da una roccia rossa, e da allora erano stati custoditi nella collezione di fossili della Harvard University. Quando Paul Sereno incappò in quei resti, erano già trascorsi diversi anni ed era il 1983, si rese conto che, con buone probabilità, potevano appartenere ad una specie ancora non classificata: tuttavia allora Sereno era soltanto uno studente, ragion per cui dovette aspettare ancora molto tempo prima di scoprire, eventualmente, se la sua supposizione era giusta. E, nel frattempo, sperare che altri, casualmente, non arrivassero alle sue medesime conclusioni: fortuna ha voluto che, a quasi trent'anni di distanza dal primo "incontro ravvicinato" con il Pegomastax Africanus, sia stato proprio Paul Sereno a svelarne i segreti: esami ed analisi, negli anni successivi, hanno confermato le sue ipotesi, all'epoca soltanto i sogni di uno studente appassionato.

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