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È epidemia ulcera ‘mangiacarne’ Buruli: cos’è questa malattia infettiva e come si cura

Nella sola Australia il numero di casi è aumentato del 400% e le infezioni sono sempre più gravi. Si conosce il microorganismo responsabile – il Mycobacterium ulcerans – ma non cosa lo trasmette, per questo non può essere fatta prevenzione. Ecco tutto quello che c’è da sapere sull’ulcera di Buruli.
A cura di Andrea Centini
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Credit: Daniel O'Brien
Credit: Daniel O'Brien

L'ulcera di Buruli, conosciuta anche col poco rassicurante nome di ‘ulcera carnivora', è una debilitante malattia cronica scatenata da un batterio che divora la carne fino alle ossa, provocando gravi menomazioni e disabilità. È balzata agli onori della cronaca poiché presenta diversi lati oscuri – ad esempio non si conosce la modalità di trasmissione – e perché a partire dal 2013 ha iniziato a diffondersi con una rapidità impressionante in Australia, con un aumento del 400 percento nel numero dei casi. Solo nel 2017 sono state registrate 275 infezioni, registrando un + 51 percento rispetto al 2016 e una maggiore gravità delle stesse. A destare particolare preoccupazione tra i medici vi è il fatto che lo Stato più colpito dall'epidemia è quello di Vittoria, dove le temperature sono temperate e analoghe a quelle europee. C'è dunque il rischio concreto che l'ulcera ‘mangiacarne' possa diffondersi altrove con facilità. Non a caso le autorità sanitarie australiane hanno avviato campagne di sensibilizzazione pubblica sul tema e hanno già speso un milione di dollari in ricerca, nella speranza che vengano messi a disposizione altri fondi. Ecco tutto quello che c'è da sapere su questa misteriosa malattia, che al momento interessa quattro continenti: Africa, Asia, Oceania e America.

Cos'è l'ulcera di Buruli

L'ulcera di Buruli è una malattia infettiva cronica e debilitante scatenata dal batterio ambientale Mycobacterium ulcerans, appartenente alla stessa famiglia dei microorganismi che provocano la tubercolosi e la lebbra. Colpisce l'epidermide, il derma, i vasi sanguigni, il grasso sottocutaneo e talvolta persino le ossa, lasciando orribili menomazioni nei pazienti. Se non viene trattata per tempo ed efficacemente può sfociare in disabilità a lungo termine. In Africa interessa soprattutto ragazzi sotto i 15 anni di età, mentre in Australia colpisce principalmente gli adulti.

I sintomi

La patologia si manifesta con un gonfiore (nodulo) di pelle indurita, che non provoca dolore o febbre a causa dell'azione immunosoppressiva delle tossine rilasciate dal batterio. Entro quattro settimane il nodulo può prendere la forma ulcerosa e provocare deformità. Nella maggior parte dei casi sono interessati gli arti, con una predilezione per quelli inferiori (55 percento contro il 35 percento di quelli superiori). Schiena e viso sono le altre parti del corpo maggiormente colpite.

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Le cause

Pur essendo noto il batterio che causa l'infezione, non si conosce il vettore che lo trasmette. La malattia è stata evidenziata anche in alcuni animali domestici – cani, gatti e cavalli – e in quelli selvatici, come opossum e koala in Australia. Tuttavia non vi è alcuna prova del loro coinvolgimento nella trasmissione. Nel mirino degli scienziati vi sono anche le zanzare, poiché l'ulcera di Butuli colpisce soprattutto in estate quando vi è un numero maggiore di questi insetti, ma anche perché si tratta dei principali vettori di patologie gravi e mortali per l'uomo. Lo stretto legame della patologia con gli ambienti acquatici – sono interessati soprattutto gli abitanti di aree paludose e costiere – non si esclude la responsabilità di qualche animale acquatico. A causa della carenza di queste informazioni si tratta di una malattia che non si può prevenire.

Come si tratta

Indipendentemente dallo stadio, il trattamento dell'ulcera di Butuli prevede una forte terapia con combinazioni di antibiotici, da somministrare per otto settimane. Quelle standard prevedono una combinazione di rifampicina (10 mg/kg una volta al giorno) e claritromicina (7,5 mg/kg due volte al giorno) oppure una di rifampicina (10 mg/kg una volta al giorno) associata a streptomicina (15 mg/kg una volta al giorno), come indicato sul sito dell'Organizzazione Mondiale della Sanità. Interventi chirurgici per la ricostruzione dei tessuti distrutti, fisioterapia e riabilitazione per recuperare dalla disabilità possono essere necessari per i casi più gravi. Il recupero può richiedere tempistiche anche superiori ai 12 mesi.

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