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Due super Terre potenzialmente abitabili scoperte “vicino” al Sistema solare

Un team di ricerca internazionale guidato da scienziati della Carnegie Institution for Science di Washington ha scoperto due super Terre potenzialmente abitabili non troppo distanti dal Sistema solare, rispettivamente a 19 e 40 anni luce. I due esopianeti, GJ180d e GJ229Ac, hanno una massa sensibilmente superiore a quella della Terra e orbitano attorno a due nane rosse, in 106 e 122 giorni.
A cura di Andrea Centini
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Una illustrazione della super Terra GJ180d. Credit: Robin Dienel, Carnegie Institution for Science
Una illustrazione della super Terra GJ180d. Credit: Robin Dienel, Carnegie Institution for Science

Scoperti due pianeti potenzialmente abitabili non troppo distanti (dal punto di vista astronomico) dal Sistema solare. Si tratta delle due super Terre GJ180d e GJ229Ac, che hanno una massa rispettivamente di 7,5 e 7,9 volte quella del nostro pianeta. Entrambi gli esopianeti orbitano attorno a due nane rosse, le stelle più diffuse nella Via Lattea, la nostra galassia); poiché si tratta di astri più piccoli e freddi del Sole, la loro zona abitabile (cioè quella che permetterebbe la presenza di acqua allo stato liquido sulla superificie) si trova molto più vicina di quella in cui ci troviamo noi, a 150milioni di chilometri circa dalla stella (pari a una Unità Astronomica o UA).

A scoprire le due super Terre è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati della Carnegie Institution for Science di Washington, Stati Uniti, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi dell'Osservatorio UCO/Lick presso l'Università della California di Santa Cruz, del Centro per la Ricerca Atrofisica dell'Università dell'Hertfordshire (Regno Unito), del MIT, dell'Università del Cile e della NASA. Gli scienziati, coordinati dal professor Fabo Feng, docente presso il Dipartimento di Magnetismo Terrestre dell'istituzione americana, hanno scovato i pianeti analizzando i dati dell'indagine Ultraviolet and Visual Echelle Spectrograph dell'ESO (Osservatorio Europeo Australe) condotta tra il 2000 e il 2007. I pianeti sono stati individuati grazie alla tecnica della cosiddetta velocità radiale, che si basa sull'oscillazione di una stella determinata dall'influenza gravitazionale dei pianeti che orbitano attorno ad essa. La conferma di GJ180d e GJ229Ac è stata ottenuta utilizzando diversi strumenti, tra i quali lo spettrografo Carnegie Planet Finder (PFS), lo spettrometro ad alta risoluzione Echelle (HIRES) presso l'Osservatorio di Keck e il Planet Searcher dell'ESO.

Illustrazione dell'esopianeta GJ229Ac. Credit: Robin Dienel, Carnegie Institution for Science
Illustrazione dell'esopianeta GJ229Ac. Credit: Robin Dienel, Carnegie Institution for Science

GJ180d è la super Terra potenzialmente abitabile più vicina al nostro pianeta; si trova infatti a circa 40 anni luce. È una distanza umanamente incolmabile con le tecnologie di cui disponiamo attualmente, ma in un futuro lontano potremmo essere in grado di mandare almeno delle sonde a “sbirciare”. Il pianeta completa un'orbita attorno alla sua stella in 106 giorni ed è sufficientemente lontano per non essere in rotazione sincrona, cioè non favorisce al pianeta sempre la stessa faccia (come fa la Luna con la Terra). Questa caratteristica non è molto congeniale con la vita che conosciamo noi, dato che un emosfero è sempre molto caldo e alla luce giorno, mentre l'altro è costantemente fredda e al buio. La seconda super Terra, GJ229Ac, orbita in 122 giorni ed è più massiccia della prima. Curiosamente la sua stella ha una compagna nana bruna, una cosiddetta “stella fallita”, troppo grande per essere un pianeta ma troppo piccola per avviare la fusione nucleare dell'idrogeno. GJ229Ac si trova a 19 anni luce di distanza da noi. Feng e colleghi hanno scoperto anche un pianeta molto simile a Nettuno, GJ 433d.

“La nostra scoperta si aggiunge all'elenco dei pianeti che possono essere potenzialmente ripresi direttamente dalla prossima generazione di telescopi. Stiamo lavorando verso l'obiettivo di poter determinare se i pianeti in orbita attorno alle stelle vicine ospitano la vita”, ha dichiarato il professor Feng in un comunicato stampa della Carnegie Institution. “Vogliamo costruire una mappa di tutti i pianeti in orbita attorno alle stelle più vicine al nostro Sistema Solare, in particolar modo di quelli potenzialmente abitabili”, ha aggiunto il coautore dello studio Jeff Crane. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata The Astrophysical Journal Supplement Series.

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