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Due nuovi satelliti Galileo sono in orbita

La flotta spaziale europea si arricchisce di due nuovi satelliti per il sistema di navigazione satellitare.
A cura di Nadia Vitali
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Rappresentazione artistica del sistema Galileo in orbita (ESA - J. Huart)
Rappresentazione artistica del sistema Galileo in orbita (ESA – J. Huart)

Nuove sentinelle nello spazio per orientarci sulla Terra: altri due satelliti destinati al sistema di navigazione Galileo sono stati lanciati con successo in orbita.

La costellazione, nata dalla collaborazione tra Unione Europea e Agenzia Spaziale Europea, si arricchisce sempre di più dopo l'ultimo decollo, avvenuto alle 4:08 (ora italiana) dell'11 settembre dalla base europea di Kourou, nella Guyana Francese.

A bordo di un lanciatore Soyuz, i satelliti 9 e 10 hanno raggiunto la propria posizione a 23.500 chilometri di altezza circa 3 ore e 48 minuti dopo il liftoff. Cresce la flotta nel cielo così come crescono le stazioni operative sulla Terra: tutto questo porterà presto Galileo a diventare una rete globale.

Credit: ESA–Manuel Pedoussaut, 2015
Credit: ESA–Manuel Pedoussaut, 2015

«Il giorno della piena capacità operativa di Galileo si sta avvicinando. E sarà un grande giorno per l'Europa» fanno sapere dall'ESA: del resto, il prossimo lancio è programmato per la fine di quest'anno, ragion per cui si può a buon diritto affermare che la produzione dei satelliti «procede ad un ritmo regolare». L'anno prossimo lo schieramento del sistema sarà ulteriormente potenziato dall'arrivo di un lanciatore Ariane 5 "su misura", in grado di raddoppiare il carico: sarà così possibile recapitare nello spazio quattro satelliti alla volta, anziché due.

Alla fine, il sistema di posizionamento tutto europeo dovrà arrivare a contare 30 satelliti totali che, con le infrastrutture terrestri, offriranno una vastissima quantità di servizi, dai trasporti, alla sorveglianza di ogni tipo (per fini di studio ma anche in supporto alla legge),  dalle applicazioni ingegneristiche a quelle scientifiche. È la sfida europea al GPS americano: quest'ultimo, infatti, è di proprietà dell'esercito statunitense e, quindi, in una sorta di "comodato d'uso".

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