Due mummie ritrovate nelle fogne in Egitto
Molto prima degli archeologi, in genere, alle tombe ci arrivano i tombaroli: casi come quello di Tutankhamon sono più unici che rari. Fin dai tempi più antichi, questa categoria di criminali ha razziato corredi funerari e profanato sepolture di civiltà remote, impoverendo l’eredità da lasciare ai posteri in favore di qualche ricco compratore.
Tre sarcofagi per due mummie
In un ultimo, recente caso, però, due mummie sono state abbandonate in una bacino di liquami (praticamente, una fogna a cielo aperto) nei pressi del villaggio di Minya, in Egitto, 240 chilometri circa a sud de Il Cairo. Un fatto strano, dato che dovevano essere molto interessanti per i ladri. L’ipotesi più probabile, secondo il Ministro delle Antichità egiziano, è che alcuni cittadini residenti nell'area abbiano dato vita a scavi illegali: forse, però, qualcosa deve essere andato verso il verso sbagliato (o giusto, a seconda dei punti di vista) e, in ragione delle severissime leggi che regolano reati di questo genere, i poveri resti dei due individui siano stati abbandonati semplicemente nello scarico, nonostante il loro notevole valore culturale. In effetti le mummie si trovavano anche all’interno del loro sarcofago, fatto che le rende ancor più preziose. Purtroppo, però, galleggiare sulle acque fognarie non ha fatto proprio benissimo al loro stato di conservazione: poco rimane dei due corpi avvolti nelle bende di lino che, di fatto, si sarebbero quasi disintegrati. Un terzo sarcofago, inoltre, è stato ritrovato completamente vuoto.
Sarcofagi dipinti
I corpi risalirebbero all’età greco-romana: per il momento si ha una datazione molto approssimativa, che va dal 332 a. C. (quando Alessandro Magno conquista l’Egitto) al 395 d. C. (anno di morte dell’imperatore romano Teodosio). Il ministro ha inoltre rivelato che sui sarcofagi, decorati con ricchezza di colori che riportano disegni di donne e i volti dei defunti in corrispondenza del viso, non è stata rinvenuta alcuna iscrizione in geroglifici o in caratteri latini e greci. Adesso è il turno dei restauratori che cercheranno di recuperare quel che si può, per poter infine esporre i reperti nel museo di Minya, magari con maggiori coordinate cronologiche e geografiche.