Due misteriosi Pianeti in più nel Sistema Solare?
Ci sarebbero due Pianeti nel nostro Sistema Solare dei quali ignoravamo l'esistenza a causa della loro difficile osservabilità: i due oggetti sarebbero infatti collocati oltre l'orbita di Nettuno. È quanto sostengono tre astronomi, Carlos e Raul de la Fuente Marcos, dell'Università Complutense di Madrid, e Sverre Aarseth, della britannica università di Cambridge. In un lavoro, i cui dettagli sono stati resi noti attraverso un articolo pubblicato da Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, i tre ricercatori avanzano un'ipotesi per spiegare alcune bizzarrie del comportamento orbitale di alcuni oggetti posti nella fascia oltre Nettuno: con un'ipotesi molto affascinante, benché tutta da verificare.
Osservazioni indirette
In base ai modelli messi a punto, i ricercatori ritengono che i corpi in questione sarebbero addirittura due: due ETNO, ossia Extreme Trans-Neptunian Objects la cui presenza influirebbe sull'orbita di altri oggetti trans-nettuniani già noti agli astronomi. Ad oggi conosciamo appena una dozzina di oggetti che popolano questa oscura regione del Sistema Solare: tra questi ci sono i Pianeti nani Plutone, con i suoi cinque Satelliti, Makemake o Eris. Ebbene, secondo gli studiosi, per spiegare i parametri orbitali di alcuni di questi è necessario ipotizzare che esistano almeno due oggetti massicci dalle dimensioni comparabili a quelle di un Pianeta la cui attrazione gravitazionale porterebbe a delle perturbazioni su quelle dei corpi più piccoli.
No, non è stato scoperto nessun nuovo Pianeta
Certo, si tratta di un'affermazione da prendere con estrema cautela: i modelli preesistenti del nostro Sistema Solare, infatti, stabiliscono che non possano esistere oggetti in orbite circolari oltre la fascia di Nettuno. Gli autori dello studio lo sanno bene e per questo, essi per primi, invitano alla cautela, sottolineando che si tratta soltanto di una possibile spiegazione delle anomalie orbitali di oggetti che già conosciamo e della scoperta di nuovi Pianeti. Questa spiegazione si basa sul meccanismo di Kozai: un fenomeno, spiegano dal sito dell'INAF, per cui un oggetto di grande massa può perturbare l'orbita di un altro più piccolo e lontano, come avviene con le influenze di Giove sull'orbita della cometa 66P/Machholz1.