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Covid 19

Dovremo convivere per sempre col coronavirus? Cosa dicono gli esperti

Dove la campagna vaccinale contro il coronavirus SARS-CoV-2 si abbattono tassi di contagi, ricoveri in ospedale e decessi, segnale che i farmaci sono in grado di tenere sotto controllo il patogeno pandemico. Ma quale sarà il suo destino? Sarà spazzato via per sempre o dovremo abituarci a convivere con la COVID-19? Ecco cosa dicono gli esperti.
A cura di Andrea Centini
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Alla data odierna, lunedì 3 maggio 2021, dall'inizio della pandemia di COVID-19 nel mondo risultano poco meno di 153 milioni di contagi e 3,2 milioni di vittime (in Italia si contano 4 milioni di infezioni complessive e circa 122mila morti). Sono numeri che continueranno a crescere anche nelle prossime settimane, nonostante l'accelerazione delle campagne vaccinali in numerosi. L'obiettivo è il contenimento del coronavirus SARS-CoV-2 fino al suo definitivo controllo, che culminerà nel passaggio dalla fase pandemica a quella endemica. Ciò renderà la COVID-19 una "malattia fra le tante" e non più la catastrofe sanitaria, sociale ed economica nella quale il virus ci ha condannati da quando ha iniziato a diffondersi nel mondo. Il dubbio di molti è se riusciremo a eradicarlo definitivamente e dunque se si estinguerà, oppure se dovremo continuare a convivere per sempre con ondate epidemiche, un po' come avviene con l'influenza e altre patologie.

A questa importante domanda hanno risposto diversi esperti coinvolti in un sondaggio messo a punto da Metafact.io, un portale autorevole specializzato nell'ambito sanitario. Tra gli otto specialisti di Epidemiologia, il 75 percento ha dichiarato che il coronavirus SARS-CoV-2 diventerà endemico e che dunque saremo destinati a conviverci a lungo. Del resto, come affermato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), nel corso della storia sono state eradicate definitivamente soltanto due malattie: il vaiolo e la peste bovina, proprio grazie alle imponenti campagne vaccinali. Ora che i vaccini sono disponibili anche contro il patogeno pandemico, ci si chiede se sarà possibile eliminare del tutto anche questo patogeno, ma a causa della diffusione capillare a livello globale, molti esperti ritengono appunto che esso diventerà endemico. Ma cosa significa esattamente?

Come affermato a Metafact.io dal professor professor Graham Medley, epidemiologo esperto di malattie infettive presso la London School of Hygiene and Tropical Medicine, endemico “significa che ci sono sempre persone che risultano infette, che trasmettono l'infezione a qualcun altro e che poi si riprendono. Per molto tempo, ogni persona infetta in media un'altra persona, in modo che il numero di contagiati rimanga approssimativamente lo stesso”. È una situazione molto diversa dal boom di contagi verificatisi nel corso della pandemia, con indici Rt elevati e reparti ospedalieri stracolmi di malati. “Le infezioni endemiche si verificano di solito nei bambini e causano sintomi lievi. I coronavirus endemici non sono associati a malattie significative. Quando i bambini saranno adulti saranno stati esposti e potenzialmente contagiati molte volte, dunque saranno immuni”, ha aggiunto il professor Medley.

Non a caso il recente studio “Immunological characteristics govern the transition of COVID-19 to endemicity” suggerisce che nei prossimi anni la COVID-19 non diventerà altro che un semplice raffreddore, esattamente come le infezioni causate dagli altri quattro coronavirus umani. Questo processo avverrebbe proprio perché l'infezione dovrebbe riguardare principalmente i più piccoli; gli adulti, esposti varie volte al virus sin dall'infanzia, saranno così immunizzati. Non si esclude che il percorso dei coronavirus che oggi provocano il raffreddore, in un lontano passato, possa essere stato simile a quello previsto per il SARS-CoV-2, determinando inizialmente una malattia severa negli adulti che successivamente si è attenuata.

L'eradicazione del coronavirus, spiega il dottor Lee Riley dell'Università della California di Berkeley, potrebbe essere ostacolata anche dal fatto che una parte della popolazione risulta vaccinata e un'altra no (ecco perché è importante procedere il più velocemente possibile con le vaccinazioni). Il virus, infatti, in tali condizioni potrebbe sviluppare resistenza ai vaccini e continuare a circolare attraverso le varianti, anche tra le persone immunizzate, che sarebbero sì protette dai sintomi gravi, ma ancora potenzialmente infettive. “In luoghi dove c'è un misto di popolazioni vaccinate e non vaccinate, i vaccini possono esercitare pressioni selettive sul virus spingendolo a ulteriori mutazioni. Queste varianti si diffonderanno tra la gente non vaccinata, ma alcune possono infettare anche le persone vaccinate”, ha dichiarato il professor Riley.

Come sottolineato dal dottor David Hayman della Massey University, questo processo può essere catalizzato dalla iniqua distribuzione dei vaccini, che risulta elevata nei Paesi ad alto reddito e "quasi ferma" in quelli in via di sviluppo. “C'è un'enorme disuguaglianza nella distribuzione dei vaccini, con solo una piccola percentuale del mondo attualmente vaccinata. Ciò significa che, a meno che ciò non venga risolto, il virus diventerà probabilmente endemico in quei Paesi”, ha sottolineato l'esperto. Al momento non è possibile sapere cosa accadrà in futuro, ma una campagna vaccinale rapida e diffusa è l'unico modo per uscire al più presto da questo lungo periodo di lutti e sofferenza.

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