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Dove si è schiantato Schiaparelli, ce lo mostra la sonda MRO

Precipitato a 300 chilometri orari, il lander è stato “immortalato” dalla sonda NASA Mars Reconnaissance Orbiter.
A cura di Nadia Vitali
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Rappresentazione artistica del lander Schiaparelli che sarebbe dovuto atterrare dolcemente sulla superficie marziana (Credit: AOES Medialab/ESA/PA Wire)
Rappresentazione artistica del lander Schiaparelli che sarebbe dovuto atterrare dolcemente sulla superficie marziana (Credit: AOES Medialab/ESA/PA Wire)

La sonda spaziale della NASA Mars Reconnaissance Orbiter ha identificato due nuovi elementi sulla superficie del Pianeta Rosso che si suppone siano collegati al test di atterraggio di Schiaparelli. Le immagini hanno una risoluzione di 6 metri per pixel e mostrano una macchia più luminosa, probabilmente il paracadute di 12 metri di diametro del lander dell'ESA, nonché una macchia ampia e scura, circa un chilometro a nord dell'altra, interpretata come il risultato dell'impatto, avvenuto alla considerevole distanza di 5,4 chilometri dal sito pianificato per l'atterraggio: quell'atterraggio del quale abbiamo atteso il segnale per tutto il 19 ottobre per poi accettare che, probabilmente, ha avuto luogo in una maniera un po' troppo tumultuosa, rispetto a quanto programmato dall'Agenzia Spaziale Europea. Ma poi, gli esperti sono riusciti a stabilire cosa sia accaduto?

Confronto tra "prima e dopo" (Credits: NASA/JPL-Caltech/MSSS)
Confronto tra "prima e dopo" (Credits: NASA/JPL-Caltech/MSSS)

L'ultimo viaggio di Schiaparelli

Lo scorso 16 ottobre, Schiaparelli EDM lander si separa dal modulo orbitante TGO (Trace Gas Orbiter) ed inizia dolcemente il suo avvicinamento che lo porta ad un passo dalla superficie marziana; tre giorni dopo, il 19 ottobre, come era previsto raggiunge il limite dell'atmosfera del Pianeta Rosso, a circa 122 chilometri di altitudine, ed inizia così l'ultima fase delle manovre, la più delicata, quei "sei minuti" da seguire (in differita) con il fiato sospeso. Prima la decelerazione nell'atmosfera, poi l'apertura del paracadute e dello scudo termico, poi l'attivazione dei razzi propulsori: quest'ultima probabilmente troppo breve perché – è l'ipotesi degli esperti, sulla base di analisi parziali e ancora in corso sui dati inviati dal lander durante la discesa – i razzi potrebbero essersi spenti prima del previsto, ad una distanza della superficie ancora indeterminata.

Risposte e domande ancora aperte

Si stima che Schiaparelli sia caduto da un'altezza compresa tra i 2 e i 4 chilometri prima di toccare terra ad una notevole velocità, sicuramente superiore ai 300 chilometri orari. La relativa ampiezza della macchia osservata dalla sonda NASA lascia supporre che lo stesso materiale del suolo marziano sia stato spostato dal robottino; non si esclude neanche che ci sia stata un'esplosione, dal momento che i serbatoi del propellente erano ancora pieni. Questa interpretazione preliminare sarà raffinata da ulteriori indagini.

Ma cosa ha fatto spegnere i retrorazzi? Questo resta un elemento che, forse, potrebbe essere chiarito nelle prossime settimane: è stato un impulso del software di bordo o un malfunzionamento degli stessi? O, forse, la decelerazione finale non è andata come previsto e Schiaparelli si è allungato sul suolo?

E ancora: c'è possibilità che Schiaparelli invii ancora dei segnali? In realtà non tutte le speranze sono morte, tant'è che qualunque tentativo per riprendere contatto sarà sicuramente fatto, al fine di scaricare eventuali dati mancanti che aiutino a chiarire cosa è accaduto in quei pochi secondi in cui la comunicazione si è interrotta.

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