Dove e quando potrebbe schiantarsi in Italia il razzo cinese in caduta libera sulla Terra
Uno stadio del gigantesco razzo cinese Long March 5b (Lunga Marcia) lanciato nei giorni scorsi da Wenchang per portare in orbita il primo modulo della nuova stazione spaziale del Dragone è fuori controllo e in caduta libera verso la Terra. Si tratta di un pezzo da oltre 20 tonnellate di peso, che molto probabilmente non verrà completamente distrutto dall'attrito con l'atmosfera terrestre. Ciò significa che alcuni grossi frammenti raggiungeranno la superficie del pianeta, col rischio che possano impattare su aree abitate e creare danni a persone e cose.
La stessa situazione si è verificata lo scorso anno con un altro razzo della medesima classe; i pezzi caddero in parte nell'Oceano Atlantico e in parte su alcuni villaggi della Costa D'Avorio, ma la notizia ebbe scarsa eco mediatica a causa della prima, catastrofica ondata della pandemia di COVID-19. Un secondo “incidente” innescato da dinamiche identiche sta lasciando interdetti gli esperti, che sottolineano l'inaccettabilità di lasciare che “spazzatura spaziale” di queste dimensioni – lo stadio centrale è lungo oltre 30 metri – venga fatta rientrare sulla Terra senza un controllo. Come specificato a spacenews.com dal professor Jones Jonathan McDowell, astronomo dell'Università di Harvard specializzato proprio nello studio degli oggetti che orbitano attorno alla Terra, è da oltre 30 anni che le agenzie aerospaziali non lasciano in caduta libera oggetti con una massa superiore alle 10 tonnellate (finiscono tutte in un luogo remoto dell'Oceano Pacifico). Ma a quanto pare la Cina sembra non preoccuparsi troppo dei rischi per la sicurezza pubblica, visto ciò che è accaduto soltanto nel 2020 (fra l'altro dopo il rientro incontrollato della stazione spaziale Tiangong del 2018).
Lo stadio del razzo risulta in rapida rotazione e viaggia a una velocità di ben 7 chilometri al secondo; ciò significa che impiega soltanto 90 minuti per compiere un intero giro del pianeta. Secondo gli esperti dovrebbe cadere sulla Terra attorno alla metà della prossima settimana, tra il 10 e il 16 maggio, ma al momento c'è un'incertezza di alcuni giorni. Il dettaglio che preoccupa più di tutti è naturalmente il luogo in cui cadranno i resti che "sopravvivranno" all'attrito con l'atmosfera. Interpellato dall'ANSA, il professor Luciano Anselmo dell'Istituto di Scienza e Tecnologie dell'Informazione presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche (Isti-Cnr) di Pisa ha affermato che la caduta dell'oggetto “potrebbe avvenire nella fascia compresa fra 41,5 gradi a Nord e 41,5 gradi a Sud, e che comprende anche l'Italia centrale e meridionale”. Tuttavia, ha specificato lo scienziato, è troppo presto per giungere a conclusioni perché l'orbita potrebbe subire variazioni significative.
L'atmosfera terrestre è infatti influenzata dall'attività solare, che può espanderla e contrarla come specificato da space.com, inoltre la grandissima velocità con cui si muove lo stadio centrale del Long March 5b fa si che pochi minuti di variazione possano determinare uno spostamento di migliaia di chilometri dal luogo di impatto previsto. Senza dimenticare che la distruzione operata dall'attrito con l'atmosfera può generare una “pioggia di detriti” che può estendersi in un raggio molto ampio. Non resta dunque che attendere i risultati del costante monitoraggio operato dagli esperti, nella speranza che i pezzi finiscano in luoghi completamente disabitati e che non causino alcun danno a persone, animali, oggetti e ambiente. Nel frattempo sono molti gli scienziati che chiedono a gran voce una normativa internazionale che imponga limiti ai lanci che possono mettono a rischio la sicurezza pubblica.