Domani piove, anzi no: perché il coronavirus rende meno preciso il meteo
La precisione delle previsioni meteo potrebbe essere messa a dura prova dagli effetti della pandemia di coronavirus SARS-CoV-2, che alla data dell'11 maggio, sulla base della mappa interattiva dell'Università Johns Hopkins, ha contagiato oltre 4,1 milioni di persone in tutto il mondo e ne ha uccise più di 283mila (solo nel nostro Paese si registrano 219mila infettati e 30mila morti). Ma come può la diffusione di una malattia infettiva influenzare la qualità e la quantità delle previsioni meteo?
A spiegarlo è l'Organizzazione meteorologica mondiale (OMM) in un comunicato stampa ad hoc. La ragione principale risiede nel crollo del traffico aereo, arrivato anche al 90 percento rispetto alla normale attività. Benché possa apparire poco intuitivo, i dati raccolti dagli strumenti installati sugli aerei di linea giocano un ruolo preziosissimo nel formulare le previsioni, tanto da essere inseriti in un programma ufficiale dell'OMM chiamato "Aircraft Meteorological Data Relay" o AMDAR. In parole semplici, come spiegato dagli esperti, vengono utilizzati “sensori di bordo, computer e sistemi di comunicazione” dei velivoli al fine di "raccogliere, elaborare, formattare e trasmettere automaticamente osservazioni meteorologiche alle stazioni di terra tramite collegamenti satellitari o radio". Ogni giorno il sistema AMDAR produce 800mila “osservazioni di alta qualità”, grazie alla collaborazione di decine di compagnie aeree e migliaia di velivoli. Tra le informazioni più importanti rilevate vi sono “temperatura dell'aria, velocità e della direzione del vento”, oltre alla posizione dei temporali e le fluttuazioni nei valori di umidità e turbolenze.
Le previsioni meteo si basano sulla raccolta di dati osservativi ottenuti da migliaia di stazioni sparse per tutto il mondo, navi, boe, satelliti e aerei, che vengono integrati in complessi modelli atmosferici, grazie ai quali si determinano lo stato dell'atmosfera e le condizioni sulla superficie terrestre. Tutti concorrono a farci sapere se domani ci sarà rischio pioggia o vento forte, grazie a un processo chiamato “data assimilation”, che corregge eventuali errori e permette di avere un quadro d'insieme il più preciso possibile. La mancanza dei dati raccolti dagli aerei di linea, dunque, sta avendo un impatto significativo su qualità e quantità di informazioni per i modelli matematici, una lacuna che molti Paesi stanno cercano di colmare inviando un numero maggiore di palloni aerostatici nell'alta atmosfera.
Se ciò non bastasse, in alcuni Paesi in via di sviluppo le rilevazioni delle stazioni meteo vengono ancora fatte manualmente (in quelli più avanzati sono automatizzate), e anche questo tipo di intervento è stato bloccato a causa di lockdown e quarantene. Per questa ragione gli esperti dell'OMM ritengono che la precisione delle previsioni meteo possa essere alterata soprattutto nei Paesi meno tecnologici. Secondo l'OMM, la pandemia di coronavirus potrebbe rappresentare un grosso ostacolo nella previsione della stagione degli uragani, che nel prossimo futuro interesserà in particolar modo i Caraibi.