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Disinfettare le superfici serve a poco, contro il coronavirus meglio aprire le finestre

Lo evidenzia un nuovo articolo pubblicato su Nature che ha fatto il punto sulle vie di trasmissione, indicando come il contagio per contatto con le superfici, sebbene possibile, avvenga molto più raramente rispetto alla via aerea.
A cura di Valeria Aiello
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Nonostante più ricerche abbiano dimostrato che il coronavirus Sars-Cov-2 può persistere su plastica e acciaio inossidabile anche per giorni, le prove che si sono accumulate nel corso di questi mesi hanno indicato che la maggior parte dei contagi avviene per via aerea. Lo evidenzia un nuovo articolo pubblicato su Nature che ha fatto il punto sulle conoscenze attualmente disponibili, sottolineando come “la trasmissione del virus attraverso il contatto con superfici contaminate, sebbene possibile, non sia considerata un rischio significativo”.

Il contagio per contatto con le superfici contaminate

L’attenzione degli esperti si è concentrata sul reale pericolo rappresentato dalle particelle virali che si depositano sugli oggetti, mettendo in guardia dal trarre conclusioni assolute. “Anche se alcuni esperimenti indicano che il coronavirus può sopravvivere sulle superfici, ciò non significa che le persone contraggano l’infezione dalle superfici” dicono gli studiosi, portando a sostegno alcuni calcoli di trasmissione.

Tra questi, i risultati di studio (Harvey AP et al. Environ Sci Technol Lett 2020) condotto dai ricercatori lla Tufts University di Medford, nel Massachusetts, che sulla base dei livelli di contaminazione e della frequenza con cui le persone toccano superfici, come le maniglie delle porte e i pulsanti ai passaggi pedonali, ha stimato che il rischio di infezione dal contatto con una superficie contaminata è minimo (5 su 10.000) ed inferiore alle stime di contagio tramite aerosol. “La trasmissione dagli oggetti contaminati è possibile, ma sembra essere rara – hanno indicato gli autori dello studio – . Affinché avvenga, devono concorrere più circostanze”.

Questo spiegherebbe perché un confronto globale sull’efficacia delle misure di controllo nei primi mesi della pandemia abbia rilevato che la pulizia e la disinfezione delle superfici siano tra pratiche risultate meno efficaci nel ridurre la trasmissione, precisa l’articolo di Nature, riportando i risultati di un’altra ricerca (Haug, N, et al. Nature Human Behav 2020) e sottolineando come il distanziamento interpersonale e le restrizioni di viaggio, inclusi i lockdown, abbiano invece funzionato meglio.

Sono le persone, non le superfici, a dover essere la principale fonte di preoccupazione – puntualizza la review degli esperti – . Le prove degli eventi di super diffusione, in cui numerose persone vengono infettate contemporaneamente, di solito in uno spazio chiuso e affollato, indicano chiaramente che la via di trasmissione è quella aerea”.

Contro il coronavirus meglio aprire le finestre

Benché il lavaggio delle mani sia fondamentale, perché la trasmissione del virus attraverso le superfici contaminate non può essere esclusa, gli studiosi sottolineano che “è più importante migliorare la ventilazione degli ambienti o installare depuratori d’aria rispetto rispetto allo sterilizzare le superfici. Se abbiamo già prestato attenzione all’aria e abbiamo ancora un po’ di tempo e risorse extra, allora sì, pulire quelle superfici che vendono toccate più frequentemente può essere utile”.

Allo stesso modo, anche le famiglie potrebbero “rilassarsi” indicano gli studiosi. “Mettere in quarantena la spesa o disinfettare ogni superficie significa spingersi oltre, ti porta a fare un sacco di lavoro e probabilmente non riduce la tua esposizione al virus”. D’altra parte, una ragionevole igiene delle mani, così come l’uso corretto della mascherina, il rispetto della distanza dalle altre persone e il frequente ricambio d’aria negli ambienti “sono le attività migliori in cui concentrare gli sforzi”.

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