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Discariche, liquami ed emissioni nocive: gravi danni ambientali accertati in 30 aree dell’Italia

L’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) e il Sistema nazionale di protezione dell’ambiente (SNPA) hanno presentato il primo Rapporto sul Danno Ambientale in Italia per il biennio 2017-2018. Sono stati accertati 30 casi di grave danno ambientale o minaccia, causati da discariche, interramento di rifiuti, emissioni e scarico di liquami, fanghi e scarti di lavorazione. Avviate 161 istruttorie di valutazione del danno.
A cura di Andrea Centini
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Tra il 2017 e il 2018 sono stati accertati gravi danni ambientali in 30 diverse aree dell'Italia, determinati da discariche, emissioni nocive e scarico di liquami, fanghi e scarti di lavorazione. Sono coinvolte acque sotterranee; acque superficiali di fiumi e laghi; terreni e acque marino-costiere, oltre che specie, habitat e aree protetti. Durante il biennio preso in esame sono state ben 161 le istruttorie di valutazione sul danno ambientale, avviate in seguito alle segnalazioni giunte al Ministero dell'Ambiente. I nuovi casi si aggiungono a quelli antecedenti al 2017, per i quali sono stati già predisposti e attivati gli iter di riparazione.

A far luce sulle gravi violazioni del prezioso territorio italiano – il più ricco di specie in Europa – è stata una collaborazione tra l'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) e il Sistema nazionale di protezione dell’ambiente (SNPA), che su incarico del Ministero dell'Ambiente hanno messo a punto un dettagliato resoconto sulle istruttorie tecniche e scientifiche avviate per valutare i singoli casi di danno/minaccia ambientale. Il primo Rapporto sul Danno Ambientale per il biennio 2017-2018 è stato presentato alla Camera dei Deputati di Palazzo Montecitorio.

Come indicato, sono ben 30 i casi in cui un grave danno o minaccia ambientale è stato accertato. Per 22 sono stati già avviati i procedimenti giudiziari, sia in sede penale che civile, e per dieci di essi il Ministero dell'Ambiente si è costituito parte civile. Ecco un elenco delle situazioni rilevate da ISPRA e SNPA:

Liguria: Emissioni in atmosfera di una centrale elettrica di Vado Ligure e Quiliano.

Lazio: 1) Scavi che hanno superato i limiti di profondità (facendo emergere le acque sotterranee) nell'impianto di gestione dei rifiuti di Monti dell’Ortaccio, in provincia di Roma. Sono coinvolte diverse società. 2) Gestione della discarica dei rifiuti di Malagrotta (provincia di Roma), che ha provocato la diffusione del percolato verso l'esterno. 3) Gestione della discarica esaurita a Radicina, nel Comune di Anagni, anch'essa responsabile della fuoriuscita del percolato. Contestata anche l'omessa bonifica.

Campania: 1) Gestione della discarica dei rifiuti di Chiaiano in provincia di Napoli, nella quale sono stati evidenziati problemi nell'impermeabilizzazione delle pareti della struttura e altre non conformità. 2) Discarica abusiva a Marotta, nel Comune di Casal di Principe in provincia di Caserta, dove è stato rilevato l'interramento di rifiuti speciali di varia natura.

Puglia: 1) Gestione della discarica per i rifiuti urbani a Martucci, nel Comune di Conversano in provincia di Bari; anche in questo caso è stato rilevato percolato diffuso all'esterno, oltre a non conformità gestionali e strutturali. 2) Discariche non autorizzate con interramento di rifiuti in zone residenziali e agricole nel Comune di Soleto, in provincia di Lecce.

Calabria: Interramento di liquami, fanghi e scarti di lavorazione prodotti da un impianto industriale nel Comune di Rende. Contestata l'omessa bonifica.

Sicilia: Gestione della discarica dei rifiuti a Bellolampo, nel Comune di Palermo. Contestate la diffusione del percolato e altre non conformità.

Dal rapporto di ISPRA ed SNPA è emerso che i principali responsabili del danno ambientale in Italia sono gli impianti di gestione e depurazione dei rifiuti, gli impianti industriali e i cantieri per la realizzazione di opere edili e infrastrutturali. Il danno ambientale è definito in base a una specifica direttiva europea (2004/35/CE) e l'Italia ne ha sposato appieno i principi normativi.

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