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Disastro petrolifero Mauritius, perché gli abitanti si stanno tagliando i capelli per combatterlo

Gli abitanti dell’isola di Mauritius sono in prima linea per arginare il disastro petrolifero causato dall’incidente della nave cargo giapponese MV Wakashio, che dallo scorso 25 luglio a seguito di un incidente ha riversato nelle acque cristalline mille tonnellate di petrolio e gasolio. Per combatterlo in molti hanno deciso di tagliarsi i capelli: ecco perché.
A cura di Andrea Centini
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A causa del maltempo lo scorso 25 luglio la nave cargo giapponese MV Wakashio si è incagliata sulla barriera corallina innanzi alla costa sudorientale dell'isola di Mauritius, dando vita a una disastrosa fuoriuscita di petrolio e gasolio. Si stima che siano finite nelle acque cristalline dell'isola africana ben mille tonnellate di combustibili fossili, col rischio che ne possano seguire altre 2.500, ancora stipate nel cuore dell'imbarcazione che potrebbe spezzarsi in due. Al momento la perdita si è arrestata, tuttavia la marea nera ha già invaso le coste dell'isola, minacciando soprattutto le lagune incontaminate di Blue Bay, Pointe d'Esny e Mahebourg, dove sono ospitate zone umide di rilevanza internazionale ricchissime di biodiversità. L'emergenza rischia di colpire duramente anche l'economia dell'isola incastonata nell'Oceano Indiano, profondamente legata alle bellezze naturali che la circondano e al turismo che attrae.

A causa del disastro il primo ministro Pravind Jugnauth ha dichiarato lo stato di emergenza e ha chiesto aiuto alla comunità internazionale, che si sta muovendo rapidamente per inviare gli aiuti necessari. Tra i primi a rispondere vi è stato il presidente francese Emmanuel Macron, che ha fatto arrivare il proprio supporto attraverso l'isola di Reunion. Ma in prima linea contro la marea nera ci sono gli stessi abitanti di Mauritius, pronti a difendere con tutte le forze il proprio paradiso naturale.

Come dichiarato alla BBC dalla deputata mauriziana Joanna Berenger, i cittadini si stanno riunendo in gruppi per creare enormi barriere galleggianti fatte di "tubi di tessuto" e calze riempiti di paglia, foglie di canne da zucchero e persino capelli umani. Si tratta infatti di materiali fortemente assorbenti, in grado di respingere l'acqua e attrarre il petrolio e le altre sostanze oleose. Come dichiarato dalla giovane deputata, un chilogrammo di capelli umani è sufficiente per assorbire ben 8 chilogrammi di olio, per questa ragione la popolazione è invitata a donare i propri capelli per far fronte l'emergenza. Barbieri e parrucchieri stanno offrendo un servizio gratuito per raccogliere quanti più capelli possibili da donare alla causa, e lunghe code si sono stanno verificando in tutti gli esercizi.

L'efficacia dei capelli umani nella “cattura” del petrolio è certificata anche da alcuni studi scientifici, come una ricerca della NASA effettuata alla fine degli anni '90. Nello studio “Decontaminating Terrestrial Oil Spills: A Comparative Assessment of Dog Fur, Human Hair, Peat Moss and Polypropylene Sorbents” condotto da scienziati dell'Università della Tecnologia di Sydney e pubblicato sulla rivista Environments è stato dimostrato che la capacità assorbente delle barriere fatte da capelli umani (e peli di cane) è paragonabile a quella di materiali sintetici in polipropilene, utilizzati normalmente per arginare le fuoriuscite di petrolio. La speranza è che con la buona volontà dei cittadini mauriziani e l'aiuto della comunità internazionale il disastro ecologico possa essere fermato al più presto.

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