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Dietro l’evoluzione il talento delle menti diverse

Geniali, egocentrici, incapaci di avere legami duraturi ma in grado di pensare in modo diverso: sono in molti a ritenere che alcune figure tra le più importanti della storia dell’umanità soffrissero della Sindrome di Asperger. Secondo alcuni il loro ruolo sarebbe stato determinante per la stessa evoluzione umana migliaia di anni fa.
A cura di Nadia Vitali
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Geniali, egocentrici, incapaci di avere legami duraturi ma in grado di pensare in modo diverso: sono in molti a ritenere che alcune figure tra le più importanti della storia dell'umanità soffrissero della Sindrome di Asperger. Secondo alcuni il loro ruolo sarebbe stato determinante per la stessa evoluzione umana migliaia di anni fa.

Alcuni studiosi sostengono che persino il padre della teoria dell'evoluzione soffrisse della sindrome di Asperger; e che Charles Darwin non fosse il solo, tra i grandi uomini che hanno dato il maggiore contributo alla storia dell'umanità, ad essere affetto da questo disturbo dello sviluppo. Da Isaac Newton a Nikola Tesla, da Albert Einstein a Michelangelo, da Alfred Hitchcock a Wolfgang Amadeus Mozart: sono anni, ormai, che in molti riconoscono come, in alcuni casi, ad una estrema genialità si sia affiancata una forte compromissione nella capacità di tessere relazioni sociali durature e stabili.

La sindrome di Asperger, infatti, pur essendo «imparentata» con l'autismo, non comporta ritardi gravi nel regolare sviluppo delle facoltà cognitive e in quelle legate al linguaggio; tuttavia, i portatori del disturbo hanno la tendenza a manifestare comportamenti stereotipati ossessivamente ripetuti, a concentrarsi in maniera quasi «maniacale» su un ristrettissimo numero di interessi e, soprattutto, presentano grandi difficoltà nell'interazione sociale: egocentrici ed incapaci quasi del tutto di provare empatia o sensibilità, inclini a non riconoscere quelle che sono le convenzioni sociali e, dunque, ad infrangerle molto spesso involontariamente.

La loro capacità di applicarsi con impegno superiore alla norma in maniera eccezionalmente sistematica, la marcatissima alienazione sociale che in giovane età  può portare anche a crearsi amici immaginari per sopperire alla mancanza di compagnia e che, nel corso degli anni, contribuisce a sviluppare capacità elevatissime in diversi settori, la straordinaria creatività, sono tutti fattori che hanno concorso a fare di alcuni di quelli che furono condannati o privilegiati da questa sindrome i più grandi geni che l'umanità abbia mai potuto conoscere.

L'archeologa Penny Spikins dell'Università di York, nel Regno Unito, da sempre interessata alla preistoria, all'etnografia delle prime società umane e ai rapporti interni alle comunità di cacciatori-raccoglitori, ha posto l'accento proprio sul ruolo di questa forma di autismo nella storia dell'evoluzione umana. In un recente lavoro, The Prehistory of Compassion, la studiosa rileva come la nascita dei sentimenti complessi è probabilmente una delle cause della «vittoria» dell'Homo Sapiens sul Neanderthal e sull'uomo di Denisova.

Ebbene, tale emotività potrebbe aver tratto la propria prima origine proprio da menti nate per pensare diversamente, geni di un altro tempo di cui, sfortunatamente, nulla ci è dato sapere eccetto l'immenso contributo dato alla storia dell'umanità: individui dal cervello differente che, circa 100 000 anni fa, forse contribuirono a quello che fu una vero e proprio incremento delle abilità tecniche, portando i rozzi strumenti costruiti fino a quel momento dai nostri antenati a diventare i raffinati utensili ben più adatti a cacciare che, ancora oggi, colpiscono chi li osserva.

E poi seguirono, millenni dopo, lo sviluppo delle prime forme di arte, i monili, le pitture rupestri, i dipinti realistici di figure di animali sulle pareti di buie caverne, l'esigenza di spiritualità che prese le forme della magia e della religione: il frutto dell'evoluzione della mente umana a cui, senza dubbio, un approccio come quello di chi è affetto da sindrome di Asperger, sistematico, preciso, attento ad ogni dettaglio deve aver dato un immenso contributo; l'innovazione è passata, e passa, per la capacità di saper pensare differentemente, andando oltre limiti che sembrano oggettivi.

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