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Diabete e obesità: nelle nostre ossa il segreto per sconfiggere le malattie

Analizzando il funzionamento dell’osteocalcina, un ormone prodotto dalle ossa noto per influenzare il metabolismo, un team di ricerca canadese ha scoperto che l’enzima responsabile dell’attivazione – la furina – è direttamente collegato all’appetito. La scoperta potrebbe portare a nuove terapie contro obesità e diabete.
A cura di Andrea Centini
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Le ossa producono ormoni in grado di influenzare il nostro appetito, una scoperta che potrebbe aiutare a contrastare il diabete di Tipo 2 e l'obesità. Lo ha determinato un team di studiosi dell’Istituto di Ricerca Clinica Montreal (IRCM) e dell'Università di Montreal, mentre analizzava il funzionamento dell'osteocalcina, un ormone noto per influenzare il metabolismo degli zuccheri e dei grassi. L'osteocalcina, infatti, aumenta la produzione di insulina, che a sua volta riduce i livelli di glucosio nel sangue; possiede dunque una funzione in grado di proteggerci dall'obesità “aumentando le spese energetiche”, come ha sottolineato il professor Mathieu Ferron, autore principale dello studio e docente presso la Facoltà di Medicina dell'ateneo canadese.

Per scoprirne (casualmente) gli effetti sull'appetito, il team di ricerca ha indagato sui meccanismi di attivazione dell'ormone, le cui concentrazioni possono ridurre il rischio di diabete in alcune persone. L'osteocalcina viene infatti prodotta dagli osteoblasti, le stesse cellule che formano le ossa, dove si accumula nella forma inattiva. A un certo punto però, essa viene riversata nel circolo sanguigno in forma attiva, che a differenza della prima possiede un ‘pezzo' molecolare in meno. In pratica, il processo di attivazione passa dal taglio molecolare di questo pezzo ad opera di un enzima, che dall'analisi di cellule di topi contenenti osteocalcina si è scoperto essere la furina. Individuato il responsabile, i ricercatori hanno fatto diversi esperimenti, dimostrando che, quando non c’era furina nelle cellule ossee, l’osteocalcina inattiva si formava ma non veniva rilasciata. “Ciò provocava un aumento dei livelli di glucosio nel sangue e una riduzione della spesa energetica e della produzione di insulina”, ha sottolineato Ferron.

Eliminando del tutto la furina nei topi, il team canadese si è accorto che gli animali avevano un appetito molto ridotto. Poiché l'osteocalcina non è coinvolta direttamente nell'appetito, gli studiosi sono certi della responsabilità della furina: “I nostri risultati suggeriscono l’esistenza di un nuovo ormone osseo che controlla l’assunzione di cibo”, ha concluso Ferron. Insomma, le nostre ossa sono molto più che semplici ‘impalcature', e più le si studia più si scopre l'importanza del loro ruolo nei processi metabolici. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sul Journal of Clinical Investigation.

[Credit: rawpixel]

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