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Depressione post-partum: test del capello svela chi è a rischio

I livelli di cortisolo nei capelli delle gestanti svelano il rischio di depressione post-partum. È il primo fattore biologico predittivo scoperto dagli scienziati, che sino ad oggi si sono basati solo su quelli comportamentali e psicologici.
A cura di Andrea Centini
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I capelli di una donna incinta possono indicare se dopo la nascita del figlio svilupperà la temuta depressione post-partum, un disturbo con varie conseguenze che interessa tra il 10 e il 20 percento delle gestanti. Lo ha scoperto un team di ricerca spagnolo dell'Università di Granada, che ha condotto una serie di indagini in seno all'ampio progetto di ricerca “Gestastress”, dedicato allo studio sul rapporto tra lo stress della futura mamma e l'impatto sulla gravidanza, oltre che sullo sviluppo neurologico del nascituro.

Gli studiosi, coordinati dalla professoressa Maria Isabel Peralta-Ramirez, docente presso il Dipartimento della Personalità, Valutazione e Trattamento psicologico dell'ateneo spagnolo, hanno determinato la correlazione tra chioma e depressione analizzando i livelli del cortisolo nei capelli, ovvero del principale ormone dello stress prodotto dalle ghiandole surrenali. Peralta-Ramirez e colleghi hanno coinvolto nello studio 44 donne incinte, suddividendole in due gruppi: da una parte quelle che presentavano comportamenti predittivi solitamente associati alla depressione post-partum, dall'altra le donne prive di questi sintomi.

I capelli sono stati analizzati nei trimestri della gravidanza e nel primo dopo la nascita dei piccoli. Oltre ai test di laboratorio, gli scienziati spagnoli hanno anche valutato le variabili sociodemografiche, ostetriche e psicologiche delle partecipanti. Dall'analisi statistica dei dati è emerso le donne con più cortisolo nei capelli, che si accumula a causa dello stress, avevano un rischio maggiore di sviluppare la depressione post-partum. Si tratta di un dato importante poiché rappresenta il primo parametro biologico utile per valutare questo rischio, e prendere così le opportune misure per prevenire il disturbo. Sino ad oggi, del resto, i medici si sono sempre basati solo su fattori comportamentali e psicologici. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica PloS ONE.

[Credit: Albaroma7]

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