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Covid 19

Delirio e disturbo da stress post-traumatico tra le conseguenze mentali del coronavirus

Grazie a uno studio di revisione su decine di ricerche con i dati di oltre 3.500 pazienti colpiti da SARS, MERS e COVID-19, è emerso che le persone contagiate dai questi coronavirus possono sperimentare delirio, confusione mentale, disturbo da stress post-traumatico e altre condizioni mentali durante e/o dopo il ricovero. Gli effetti a lungo termine sulla salute mentale causati dalla pandemia in corso devono essere ancora compresi a fondo.
A cura di Andrea Centini
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Tra le conseguenze della pandemia di coronavirus SARS-CoV-2 figurano anche diffusi problemi di salute mentale, per i quali l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha lanciato un vero e proprio allarme. Del resto, oltre all'impatto sul fisico causato dalla malattia, le misure di contenimento imposte per spezzare la catena dei contagi hanno innescato drammatici effetti sociali ed economici, con numerose persone rimaste sole, separate dai propri affetti, senza lavoro e un'assistenza adeguata; tutte condizioni che hanno avuto – e stanno avendo tuttora – conseguenze psicologiche. Per i pazienti ricoverati in ospedale a causa della COVID-19, l'infezione provocata dal patogeno emerso in Cina, i problemi di salute mentale starebbero abbracciando anche il delirio e il disturbo da stress post-traumatico (PTSD, acronimo di post-traumatic stress disorder), che si sperimenta dopo esperienze particolarmente dure.

A indicare questi potenziali effetti del coronavirus è stato un team di ricerca britannico guidato da scienziati dello University College di Londra, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del South London and Maudsley NHS Foundation Trust. Gli scienziati, coordinati dal professor Jonathan P Rogers, docente presso il Dipartimento di Psichiatria dell'ateneo londinese, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver condotto un approfondito studio di revisione su 65 ricerche (già pubblicate su riviste scientifiche) e sette recenti indagini non ancora sottoposte a revisione paritaria. Negli studi esaminati erano inclusi i dati di oltre 3.500 pazienti, dei quali una parte colpita in passato dalla SARS (Severe acute respiratory syndrome – Sindrome respiratoria acuta grave), una parte dalla MERS (Middle East Respiratory Syndrome – Sindrome respiratoria mediorientale) e una parte della COVID-19. Tutte e tre le patologie sono causate da coronavirus che condividono un'ampia percentuale del profilo genetico (tra SARS-CoV e SARS-CoV-2 la sovrapposizione è dell'80 percento) e con sintomi molto simili, benché i tassi di letalità risultano piuttosto differenti fra le singole malattie.

Rogers e colleghi hanno deciso di includere nello studio i pazienti con SARS e MERS poiché la pandemia di coronavirus SARS-CoV-2 è emersa da pochi mesi, e alcuni disturbi psicologici possono palesarsi anche ad anni di distanza dopo il contagio. Nel caso specifico, gli scienziati britannici hanno osservato che un paziente su tre colpito da SARS e MERS  ha sviluppato il disturbo da stress post-traumatico entro tre anni di distanza dal contagio, in particolar modo quelli che hanno sperimentato gravi problemi fisici. A un anno o più di distanza dalla malattia, circa il 15 percento ha manifestato depressione e ansia, mentre un altro 15 percento ha sviluppato sbalzi d'umore, disturbi del sonno, affaticamento, riduzione nella concentrazione e nella memoria. Non è un caso che il Consiglio Nazionale dell'Ordine degli Psicologi ha affermato come le conseguenze della pandemia possono determinare “una grande onda di stress post-traumatico, che interesserà molti italiani, e che potrà rappresentare il vero conto salato della crisi in corso”.

Tra i pazienti ricoverati per SARS e MERS sono stati documentati stato confusionale, agitazione e delirio, che i medici hanno iniziato a rilevare anche tra quelli colpiti dal SARS-CoV-2. Secondo gli autori dello studio, il delirio sembra essere comune nella COVID-19 come nelle altre due condizioni. È tuttavia ancora troppo presto per conoscere a fondo gli effetti psicologici di una pandemia ancora in corso. “Abbiamo bisogno di ulteriori ricerche su come prevenire problemi di salute mentale a lungo termine. Una possibilità potrebbe ridurre l'isolamento sociale permettendo ai pazienti di comunicare con i propri cari attraverso i collegamenti video”, ha dichiarato il professor Edward Chesney, coautore dello studio e docente presso il Dipartimento di Psichiatria, Psicologia e Neuroscienze del King's College di Londra.

Tra i fattori di rischio più associati ai problemi di salute mentale causati dalle infezioni da coronavirus, la paura delle conseguenze della malattia e l'essere operatori sanitari, categoria che come sappiamo sta affrontando ritmi di lavoro massacranti in un contesto di assoluta emergenza (anche se il peggio, in Italia, è alle spalle). Fortunatamente la maggior parte delle persone colpite dalla COVID-19 non sperimenterà effetti psicologici, come specificato dagli autori dello studio, tuttavia, poiché i numeri coinvolti sono enormi, ci sarà comunque una grandissima diffusione di problemi mentali, che dovranno essere affrontati con un'assistenza adeguata. I dettagli della ricerca britannica sono stati pubblicati sulla rivista scientifica The Lancet Psychiatry.

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