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Covid 19

Dalle immagini dei polmoni è possibile prevedere i danni al cervello nei pazienti COVID

Analizzando le cartelle cliniche elettroniche e le scansioni cerebrali e del torace di pazienti con COVID-19 ricoverati in vari Paesi, un team di ricerca internazionale ha dimostrato che attraverso le immagini polmonari è possibile prevedere chi sperimenterà potenziali problematiche neurologiche.
A cura di Andrea Centini
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Pur essendo un virus respiratorio, il coronavirus SARS-CoV-2 è in grado di aggredire praticamente ogni tessuto e organo del nostro corpo, sia direttamente che indirettamente, ad esempio attraverso coaguli di sangue (trombi) e una risposta infiammatoria alterata. Diversi studi hanno dimostrato che oltre ai polmoni, il patogeno pandemico può aggredire l'intestino, il cuore, il fegato, i reni e il cervello, con esiti talvolta fatali. Diffusi i sintomi neurologici, che spaziano dalla comune perdita dell'olfatto (anosmia) e del gusto (ageusia) fino all'ictus. Ora un nuovo studio ha dimostrato che analizzando le scansioni polmonari dei pazienti con COVID-19, l'infezione provocata dal virus è possibile prevedere il rischio che sviluppino conseguenze al sistema nervoso, permettendo così un tempestivo intervento preventivo e terapeutico.

A dimostrare che le scansioni ai polmoni possono aiutare i medici a identificare i pazienti Covid a rischio per manifestazioni neurologiche è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati del Medical Center dell'Università di Cincinnati, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi dei Dipartimenti di Epidemiologia, Biostatistica e Pediatria del Cincinnati Children's Hospital, del Sunyer Biomedical Research Institute di Barcellona, del Dipartimento di Neuroradiologia dell'Azienda Ospedaliero Universitaria di Cagliari, dell'Università Federale di San Paolo del Brasile e di altri centri sparsi per il mondo. Gli scienziati, coordinati dai professori Achala Vagal e Abdelkader Mahammedi, docenti di Radiologia presso l'istituto dell'Ohio, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato a fondo le cartelle cliniche elettroniche e le scansioni di oltre 130 pazienti con COVID-19, ospedalizzati dal 3 marzo al 25 giugno 2020 in ospedali americani, brasiliani, italiani e di altri Paesi.

Dei pazienti erano disponibili 132 immagini TC (tomografia computerizzata) cerebrali; 36 RM (risonanza magnetica) cerebrali; 7 MRA (angiografia a risonanza magnetica) della testa e del collo e 135 TC del torace. Dei 135 pazienti COVID-19 con scansioni polmonari TC rilevatesi anormali e con sintomi neurologici, in 49 – pari al 36 percento – hanno anche avuto “scansioni cerebrali anormali e avevano maggiori probabilità di manifestare sintomi dell'ictus”, hanno scritto gli autori dello studio in un comunicato stampa. Pertanto dalle immagini ai polmoni si poteva prevedere chi avrebbe sperimentato problematiche cerebrali. Le scansioni basate sulla tomografia computerizzata possono rilevare la malattia nei polmoni meglio di una risonanza magnetica – spiegano Vagal e colleghi -, tuttavia la risonanza magnetica può rilevare molti problemi nel cervello, in particolare nei pazienti COVID-19, che non possono essere rilevati sulle immagini TC.

“Abbiamo visto pazienti con COVID-19 soffrire di ictus, emorragie cerebrali e altri disturbi che colpiscono il cervello, quindi, stiamo scoprendo, attraverso le esperienze dei pazienti, che i sintomi neurologici sono correlati a chi sperimenta malattie respiratorie più gravi; tuttavia, sono state disponibili poche informazioni sull'identificazione di potenziali associazioni tra anomalie di imaging nel cervello e nei polmoni nei pazienti COVID-19”, ha spiegato il professor Mahammedi, sottolineando l'importanza delle scansioni per determinare evoluzione e gravità delle patologie, e naturalmente l'approccio terapeutico da seguire. Sapere che i pazienti con determinati segni nelle scansioni polmonari hanno maggiori probabilità di sperimentare condizioni neurologiche, permetterà ai medici di classificarli e indirizzarli più rapidamente alle cure/terapie preventive.

“Questi risultati sono importanti perché dimostrano ulteriormente che una grave malattia polmonare da COVID-19 potrebbe significare gravi complicazioni cerebrali, e abbiamo l'imaging per dimostrarlo”, spiega il professor Mahammedi. I dettagli della ricerca “Brain and Lung Imaging Correlation in Patients with COVID-19: Could the Severity of Lung Disease Reflect the Prevalence of Acute Abnormalities on Neuroimaging? A Global Multicenter Observational Study” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata American Journal of Neuroradiology e saranno presentati durante la 59esima riunione annuale dell'American Society of Neuroradiology (ASNR).

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